sabato 20 novembre 2010

(iper)locale. Avanti con lo zoom!

La settimana scorsa a Roma, al Digilab dell'Università La Sapienza, c'è stato un incotro sui temi del Giornalismo (iper)locale.

Sono andato lì con un obiettivo: cercare di capire qualcosa di più sulla questione dei Modelli di Business.

Avevo, ed ho tuttora, la mia convinzione: per il giornalismo (iper)locale la strada da praticare non è quella dei supporti digitali ma quella della carta. Venduta nelle edicole e consumata nei Bar e nelle Piazze di Paese in cui il processo di generazione di senso si declina nelle modalità classiche; delle quali, il commento o una discussione sul Web di un articolo di interesse Globale [su testata Nazionale], sono soltanto una utile e [ovviamente] inevitabile riproduzione.

A sostegno di quanto dico, oltre alle mie più che opinabili convinzioni [Slide 18], ci sono i dati che qualche tempo fa [con un fare sicuramente non professionale, lo riconosco], ho raccolto e mostrato in questi spazi.

Con questo non nego l'utilità dell'(iper)località online della diffusione delle notizie, ma non riesco a schiodarmi dallo scetticismo.

Eppure di casi di successo ce ne sono; d'altra parte, però, sia per i prodotti di casa nostra, sia per quelli d'oltre oceano, non posso fare a meno di osservare che ci si sta riferendo a bacini di utenza notevolmente più grandi di quelli che, personalmente, immagino quando, nelle discussioni, si utilizza il prefisso "iper".

(iper)locale è, per me, il giornalismo che soddisfa un bacino d'utenza molto ristretto: una cittadina al massimo quando non addirittura un rione, un piccolo quartiere.

Ci sarebbe, insomma, da andare parecchio avanti con lo zoom...



Andiamo ai Modelli di Business. Vittorio Pasteris ha portato un elenco. Tra questi ho colto un elemento di novità: i servizi al contorno. Servizi erogati come supplemento alle notizie. Di servizi per il terzo settore ci ha parlato Nicola Rabbi di bandieragialla.it; di più generici servizi informativi [da affiancare alle news] ci ha parlato, invece, Sherry Skalko di Patch [molto abbottonata nel rispondere alle curiose domande sul Modello da loro utilizzato]. I dubbi che mi sono riportato a casa sono relativi alla sostenibilità economica dell'impresa: deve, cioè, comunque esserci qualcuno che sia disposto a pagarli! I servizi, intendo. Parlo di uno qualsiasi degli stakeholder di questo sistema ed ho come la sensazione che si ritorni punto e a capo.

L'augurio è comunque di trovare delle strade che continuino a garantire che, quello del giornalismo, dei giornali e dei giornalisti, sia un Servizio PER qualcuno e non DI qualcuno [a dispetto del pericolo dal quale Daniele Cheffi di Unicredit, con un fare ad alcuni risultato discutibile, ha messo in guardia].

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