Ho finito di leggere in questi giorni il libro Homo Oeconomicus? Dinamiche Imprenditoriali in Laboratorio, curato da Giuseppe Garofalo e Fabio Sabatini.
Un trattato davvero interessante che mette sulla buona strada chi, come me, è alla ricerca di un'equivalenza [oserei dire matematica] tra Capitale Sociale e Capitale Materiale (i.e. Euri). La risposta precisa nel libro non c'è ma sicuramente tanto la trattazione teorica quanto quella pratica [esperimenti di laboratorio con la Teoria dei Giochi] portano sulla buona strada o almeno confortano alcune mie convinzioni.
Non si parla di Web, non ci si riferisce ai contatti online, ma ogni qualvolta ho letto le parole rete, network, connessione, è stato per me immediato pensare a Internet come possibile tecnologia abilitante. La mancanza di riferimenti al mondo che tanto amiamo non ha rappresentato assolutamente un limite; anzi mi permette, ora, di avere una visione generale e per nulla polarizzata su posizioni che, altrimenti, apparirebbero a chi sceglie ancora di starne fuori [da questo mondo] di parte.
Non mi sono, quindi, per niente meravigliato nel ritrovare un punto di fondo che Castells evidenziava già qualche anno fa nel suo Galassia Internet:
Utilizzando Internet come mezzo fondamentale di comunicazione ed elaborazione delle informazioni, l'azienda adotta il network come propria forma organizzativa. Questa trasformazione sociotecnologica permea l'intero sistema economico e influenza tutti i processi di creazione, scambio e distribuzione di valore.
E non credo di distorcere il senso del discorso se lo completo riferendomi nuovamente ad alcuni passi del libro di Rosco, Il Marketing dell'Informazione e della Conoscenza, che individuava [ai tempi in cui Castells scriveva il suo Galassia Internet] nelle Biblioteche [meglio se sul Web] l'abilitatore di tali dinamiche di accesso alla conoscenza come base per decisioni di carattere imprenditoriale.
In Homo Oeconomicus, infatti, si dice anche:
Un’efficiente rete di relazioni tra unità produttive locali può così costituire elemento di slancio per l’economia di un territorio e fornire una valida spiegazione alle migliori performance delle imprese in essa inserite, rispetto a quelle esterne alla rete stessa.
Mi verrebbe da parlare quindi, riassumendo [la terminologia - di sicuro impropria - è mia], di: Connessioni Verticali [quelle tra Impresa e Conoscenza servendosi, eventualmente, di una Biblioteca Online] e Orizzontali [quelle tra Colleghi all'Interno di un'Impresa e, meglio ancora, tra Imprenditori di Aziende diverse].
Una cosa è certa: la presenza di Capitale Sociale [opportunamente abilitato] migliora le performance del sistema economico. Definirlo come un circolo virtuoso che, in un certo senso riesce ad alimentare se’ stesso, non mi sembra sbagliato [e credo che questa affermazione non sia in contrasto con la raccomandazione degli autori di non considerare il Capitale Sociale come la sua misura.].
Un circolo virtuoso fatto di connessioni, di rete, di scambio di comunicazioni, di accesso alle informazioni, alla conoscenza e, soprattutto, di fiducia reciproca.
Ed è proprio quello della fiducia il tema maggiormente trattato nel libro; un tema poi sviscerato - come anticipavo all’inizio - anche tramite esperimenti di laboratorio condotti nel mondo imprenditoriale e non, della Tuscia Viterbese.
Mafe, nel suo World Wide We ha già presentato alla perfezione il potenziale effetto benefico delle Reti Sociali Online per le Imprese introducendo un elemento ulteriore, quello che poi in effetti fa la differenza: la connessione con i Clienti [odio questo termine ma se avessi detto Persone forse avrei generato - ulteriore!? - confusione].
Un diverso o complementare punto di vista mi ha permesso di ritrovare in Homo Oeconomicus anche degli elementi che possono tornare utili nella questione dell’Editoria.
Uno su tutti: la fiducia! La fiducia è quella che, nell’ambito del modello micropagamenti/microguadagni, oltre a stabilirsi tra Giornalista/Autore [non a caso non parlo di Editore], si dovrebbe stabilire tra lettori. Un elemento che, in qualche modo, dovrebbe tenere il sistema lontano dal pericolo potenziale di predominio di logiche commerciali di compravendita di contenuti e notizie. Della serie: io lettore mi fido di te (lettore come me); non mi stai soltanto vendendo una notizia ma il piacere di discuterla con me! [discussione è da leggersi come processo di generazione di senso]
E la fiducia potrebbe rivelarsi il cardine di un altro meccanismo. L’innesco del processo di generazione di senso potrebbe/dovrebbe essere visto come un atto di fiducia di un responsabile del Pubblico nei confronti sia dell’Autore sia del Lettore. E la traduzione di questo meccanismo non è, a mio parere, la mera sovvenzione all’Editoria da parte dello Stato. Vedrei bene, ad esempio, un credito regalato dallo Stato al Lettore [in questo caso non in valuta sociale ma valuta materiale - i.e. Euri per acquistare un contenuto].
Uno studio del modello che includa il Capitale Sociale credo lo si possa affrontare anche inserendo, nel gioco affascinante di equazioni di cui il libro è ricco, alcune variabili specifiche che descrivano le azioni [quelle già in essere e quelle potenziali] tutti gli stakeholder e l’ecosistema nel quale essi si muovono.
Spero di trovare tempo per farlo. Mi fermo qui ansioso, come al solito, di ascoltare il vostro parere.
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