mercoledì 12 ottobre 2011

Mi Informo "Bio" e GODO!

I cittadini non sono trattati come semplici clienti ma come persone titolari di un diritto all'alimentazione alle quali comunicare la storia, la fatica e la qualità che stanno alla base dei cibi prodotti e venduti.

E' quanto riportato in uno studio dell'Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) a proposito dei GODO (Gruppi di Offerta e Domanda Organizzata), organizzazioni attive soprattutto in Umbria, che vedono il mercato come un tavolo di lavoro e discussione tra consumatori e produttori di beni alimentari, citato in uno dei capitoli introduttivi del libro di Roberta Carlini, l'Economia del Noi - L'Italia che condivide.


Io qui ci vedo la più bella definizione che abbia mai trovato del Marketing. "Etico" in questo caso non non è soltanto un aggettivo ma la reale e fisica sintesi di un modo di essere e, quindi, di fare.

Che poi si possa applicare il ragionamento anche ad un Prodotto come quello Editoriale, stimolo di Conoscenza e Crescita della Società non mi sembra assolutamente cosa ardita. Non vi suona bene questa frase?

I cittadini non sono trattati come semplici clienti ma come persone titolari di un diritto all'informazione e alla conoscenza alle quali comunicare la storia, la fatica e la qualità che stanno alla base delle notizie prodotte e vendute.

6 commenti:

LB ha detto...

La frase a me non suona ancora giusta.

Tradisce l'affanno di un mercato dell'offerta che si sforza di essere etico, pur di ingraziarsi il cliente.

La frase giusta dovrebbe descrivere il modo in cui i cittadini gestiscono il loro rapporto con i fornitori, in funzione di un loro processo di acquisizione di conoscenza di ciò che può contribuire al raggiungimento di un loro obiettivo.

Se si costituisse un Consorzio per l'Acquisizione Solidale di Conoscenza Operativa [CASCO] lo slogan potrebbe essere "Mi Informo "Techno" e non ci CASCO".

Marco Dal Pozzo ha detto...

D'accordissimo con te, caro Luigi perchè così è nella stragrande maggioranza delle iniziative "social-oriented".

Ma l'idea che io ho è diversa...si tratta di fare dell'Editoria una Impresa con Finalità Sociali come Yunus le intende e le ha intese nelle sue iniziative [a partire da quella relativa al micro-credito].

Un consumo consapevole dell'informazione che dovrebbe rendere i Cittadini [in quanto Cittadini] disposti a pagare per una notizia che è equa e distante dal mercato della pura offerta.

Non si tratterebbe di una Impresa fuori dal Mercato perchè è ovvio che chi lavora alla produzione di Notizie deve essere "ripagato". In qualche modo sarebbe/dovrebbe essere oltre...

Una CASCO? Potrebbe essere un'idea :)

LB ha detto...

Certo Marco!

un CASCO servirebbe sia agli operatori della domanda che a quelli dell'offerta.

L'idea potrebbe svilupparsi in relazione a un obiettivo [generale] di collaborazione Web Territorio, cercando di sincronizzare obiettivi d'impresa con fini sociali e obiettivi di cittadinanza con fini partecipativi [a processi decisionali politico amministrativi].

Sto abbozzando qualcosa con link a testi da mettere [opeativamente] in relazione tra loro; aspetto di poterci mettere un tuo contributo sul tema impresa editoriale a la Yunus.

Marco Dal Pozzo ha detto...

Gli obiettivi dell'Impresa coincideranno con quelli della Cittadinanza solo quando l'Impresa sara' con Finalita' Sociali...

Ne sono sempre piu' convinto anche considerando le letture che sto facendo in questi ultimi tempi.

Quanto alla partecipazione ai processi decisionali beh, con me sfondi una porta aperta: ne avevo parlato al ParmaCamp (slide 16) a proposito dell'Informazione da fare sulle notizie politiche.

LB ha detto...

Sono andato a riguardare la slide 16.

Un obiettivo di miglioramento dell'impresa, come del politico, mi sembra realizzabile solo se a muoversi per primo è l'individuo.

Solo così si può avviare un'azione veramente "dal basso" ... se no si va a sbattere inevitabilmente contro il maledetto "vested interest".

Leggo dalla quarta di copertina di "Beni Comuni" - presentato ieri da Augias e commentato da me -
Questo volume, scritto nella forma agile del manifesto, teorizza i beni comuni come riconquista di spazi pubblici democratici, fondati sulla qualità dei rapporti e non sulla quantità dell'accumulo

Con il mio commento cerco di indirizzarmi verso un bene comune sul quale si può cominciare a sperimentare, partendo dai cittadini e chiedendo un endorsement a chi sta conducendo studi e ricerche antropologiche nel caso particolare delle Alpi.

Marco Dal Pozzo ha detto...

Luigi,
sono d'accordo quando parli di individuo e di azioni dal basso purche' siano finalizzate alla sensibilizzazione su un'ampia scala.

Mi riferisco al "progetto di un'Editoria diversa": non puo' partire solo con la buona volonta' di pochi che agiscono dal basso. E' un passo senza dubbio propedeutico ma Comincio a pensare che sia indispensabile un coinvolgimento di tante/tantissime persone e su piu' territori.