domenica 15 gennaio 2012

in Prigione! Senza saperlo.

Nell'ultimo numero di Internazionale, in un pezzo di Jonathan Margolis, viene presentato lo scenario abbastanza inquietante dell'Internet Cinese.
Baidu è il motore di ricerca che sostituisce Google in Cina e, come si dice nell'articolo, è la finestra della Cina su se stessa e sul mondo, l'arbitro ultimo della realtà, la fonte della verità per un guarto del genere umano.

Le azioni di polizia digitale censurano anche i fatti di piazza Tienanmen: alla ricerca "Tienanmen" in cinese, il messaggio che appare è il seguente: "In base alle leggi, ai regolamenti e alle politiche pertinenti, alcuni risultati di questa ricerca non sono mostrati".

Quello che colpisce dell'articolo è il modo con cui i cittadini accettano questo stato di cose: la logica è: meglio così che peggio. Si dice, infatti, nell'articolo: "Essere un cittadino cinese non è facile, ma per la grande maggioranza della popolazione è fantastico se paragonato a qualunque altro periodo della storia recente del Paese."

I cittadini, quindi, convivono con tale censura; in qualche modo con la consapevolezza che essa ci sia. [Margolis riporta, però, di una intolleranza rispetto allo stato di cose sempre più crescente]
E' [come se] tutto [fosse] fatto in trasparenza! Paradossale!



Probabilmente, però, è molto più paradossale vivere in un ecosistema informativo come quello italiano in cui la trasparenza non esiste affatto. A meno di quella esplicitamente dichiarata dalle testate di partito, la trasparenza non è sicuramente propria di un sistema che confonde l'informazione con la comunicazione.

E' mai passata nel mainstream l'informazione riguardante la posizione dell'Italia nella classifica dei Paesi per Libertà di Stampa? A me non risulta.

Pascale e Rastello, nel loro breve saggio "Democrazia: cosa può fare lo scrittore?" criticano aspramente il Sapere Nostalgico e la Retorica dell'Apocalisse utilizzata da molti scrittori e giornalisti per manipolare i lettori. Nel testo gli autori esortano gli scrittori a cambiare registro se si vuole attuare la Democrazia.

Ricordo delle parole di Santoro di qualche anno fa: era stato appena sbattuto fuori dalla RAI e, durante la campagna elettorale che lo portò al Parlamento Europeo, in un incontro tenutosi a L'Aquila disse: la Stampa o è libera o non è.

In Italia la stampa non è.

In Cina ancora di meno. Ma almeno lì lo sanno.

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