Partiamo con tre ipotesi/premesse.
La prima: nel 1785 Jeremy Bentham progettò un modello di prigione, il Panopticon. Esso prevedeva una torre al centro ed una costruzione circolare intorno; dalla torre era previsto si potesse guardare dentro ogni cella. Questo schema, nelle intenzioni del progettista, avrebbe dovuto incutere nei reclusi il senso del potere - del controllo - derivante dalla sensazione di essere costantemente osservati. Bentham, inoltre, sosteneva che una simile struttura avrebbe potuto cambiare - in meglio, ovviamente - il comportamento dei reclusi.
La seconda: nel 1934, il libero pensatore e pacifista, Erwin Cuntz scrisse ad Hitler per esporgli l'idea che aveva avuto per l'immagazzinamento, e il facile recupero, di tutti i bio-data del popolo tedesco. Tale modello è noto con il nome di Torre di Cuntz, un enorme registro fisico in cui i dati sono suddivisi per giorno, mese e anno di nascita, genere e ordine alfabetico. L'idea di Cuntz era, oltretutto, quella di tracciare in ciascun file ogni singolo movimento dei cittadini tedeschi. In questo caso l'esercizio di controllo, del potere, è invisibile alle persone.
La terza: nella teoria dei giochi, il dilemma del prigioniero, è la scelta (tra il tradire il compagno o meno) di fronte alla quale si trovano due prigionieri che hanno l'obiettivo di minimizzare la pena, in dipendenza dalla strategia utilizzata dal compagno.
Il Panopticon e la Torre di Cuntz sono due metafore considerate da Josef Teboho Ansorge, dell'Università di Cambridge, in un articolo pubblicato nel volume 40 di Millennium (Ottobre 2011), una rivista di Studi Internazionali, dal titolo Digital Power in World Politics, per modellare il potere digitale abilitato dai database. Nell'articolo sono frequentissimi i riferimenti all'immensa base di dati utilizzata dallo staff di Obama nella leggendaria campagna elettorale per le presidenziali di quattro anni fa.
La conclusione alla quale Ansorge giunge è che il miglior modo per modellare il Potere Digitale [abilitato dai database] è la torre di Cuntz, più che il Panopticon. La torre di Cuntz riuscirebbe, secondo lo studioso, a rendere meglio l'idea della mancanza totale nelle persone della sensazione del potere (del controllo) subito; oltretutto il Panopticon permette una esclusiva analisi visiva che niente può dire, invece, sulla provenienza e sulle abitudini (dati, questi ultimi, tenuti sotto costante osservazione nella torre di Cuntz) delle persone schedate.
Ecco il mio ragionamento: consideriamo ora i Social Network, per semplicità Facebook.
Siamo in un Panopticon quando facciamo parte di un gruppo (in cui, in effetti, ciascuno può guardare l'altro), consapevoli del controllo degli altri su di noi; e ci regoliamo di conseguenza magari modificando i nostri naturali atteggiamenti soltanto per compiacere.
Siamo invece nella Torre di Cuntz quando, come indistinguibili numeri, da un punto di vista esterno al gruppo di cui siamo parte, riempiamo un seplice database: di una Azienda, di uno Staff elettorale, di un occhio indiscreto che - per nostra imperizia - si è infiltrato nella nostra vita digitale.
In altre parole: siamo in entrambe le strutture; quello che cambia è il punto di vista.
Cosa c'entra il dilemma del prigioniero?
In un gruppo, abilitato dalla piattaforma sociale, possiamo/dobbiamo cooperare per superarlo. Per quale ragione? Forse per sfuggire al potere del controllo esercitato per mezzo dei database. Come? Collaborando, per l'appunto, e cercando di ritrovare una struttura gerarchica. In questo modo si può anche superare la visione denunciata da Ansorge nel suo articolo: con i database, dice Ansorge, non si è più visti come gruppi e relative - classiche - gerachie, bensì come individui ordinati in una gerarchia nuova poiché basata esclusivamente su punteggi.
I link servono per confutare la tesi e/o per le vostre osservazioni.
Le prime due le faccio io.
Per iniziare: nella metafora della Torre di Cuntz, riconosco qualcosa del pensiero di Evgeny Morozov. Nella metafora del Panopticon ci trovo qualcosa, invece, di Clay Shirky.
E poi: nel talk che ho linkato di TED, ad un certo punto Howard Rheingold dice che i prigionieri si sentono tali soltanto perchè pensano di esserlo. Da qui il ragionamento si sviluppa in una raccomandazione che, per usare le metafore di queste mie riflessioni, suonerebbe più o meno così: usciamo dal database per dimostrare che non siamo un numero e per...sfuggire al controllo!
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