sabato 7 aprile 2012

InVece del corpo delle donne #ilsabatodimdplab #22

Sull'uso del corpo delle donne aveva riflettutto un paio di anni fa Lorella Zanardo in un documentario ormai diventato cult e sul libro, IL CORPO DELLE DONNE (consigliatomi da Lia), con un accorato invito a osservare come le donne sono fatte oggetto di violenza in TV: non bisogna spegnere il televisore ma guardarne i contenuti in modo critico e, con un'acquisita consapevolezza, assumersi magari la responsabilità di prepararne di nuovi.

Lo snobismo rispetto a queste tematiche non paga: occorre un impegno.


Come quello di Roberta che, insieme - tra gli altri - a Sara, ha messo in piedi, su Pinterest, una raccolta di "immagini pubblicitarie che violentano il corpo e la dignità della donna". Dal mio punto di vista si tratta di un'iniziativa da sostenere e alla quale contribuire.

Su Pinterest non posso esprimermi: con la mia scelta NoSmartphone/NoTablet, spledidamente limitato alla navigazione in modalità Desktop, non posso permettermi un'altro Social Network. E' innegabile, però, quanto in essi possano crearsi delle iniziative mirate al "miglioramento della vita e della comunità". Il virgolettato è frutto di un saccheggio di un interessante pezzo di Gianluca che, qualche giorno fa, rifletteva su quanto meglio siano utilizzabili i Social quando ad essi si accompagni "qualcosa che va al di là del puro scambio economico di breve periodo."

La raccolta di immagini pubblicitarie di Roberta, in effetti, è molto molto di più; perchè di mezzo non c'è alcuno scambio economico. Così, a sensazione, penso ci sia di mezzo quell'economia del dono che, oltre ad appagare delle motivazioni intrinseche, va verso la possibile ricompensa (motivazioni estrinseche) di una comunità migliore (trovatemi una ricompensa migliore!). Il tutto contando solamente sulle relazioni. Se vogliamo, si tratta di un tentativo di viaggio contro la deriva, per usare i termini di Bauman, contando su quanto di buono la rete può abilitare.

E se dopo tali atti di consapevolezza - cioè dopo un viaggio simile a quello che Roberta e Sara ci propongono - ci fosse qualcuno in grado di proporre nuovi contenuti (come auspica la Zanardo); se cioè, alla fine, ci fosse un editore - o semplicemente un autore - capace di produrre un contenuto di qualità (a me piace dire equo e solidale, ma si potrebbe dire anche libero, professionale o etico); beh, noi si potrebbe essere davvero disposti a riconoscerne (i.e. pagarne) i diritti.

Quali sono i contenuti che gli italiani pagano sui tablet? Come viene architettato il contenuto dall'industria Editoriale? Esiste davvero un percorso etico nella produzione e nell'acquisto?

Torno a ripetermi: occorre un patto strategico tra cittadini!

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