sabato 26 maggio 2012

Numeri e Lezioni al #TwPe012

C'è da augurarsi che la Giornata della Trasparenza sia stata vissuta anche online; perchè offline, purtroppo, alla fine, eravamo rimasti in cinque. E quelle sedie vuote, devo dirlo, mettevano tanta tristezza. Perchè è forte la sensazione di parlare tra/a persone che determinate tematiche le vogliono "solo" approfondire, quando sarebbe meglio sconfinare ed includere chi invece da questo mondo è ancora distante.

Dopo l'introduzione della padrona di casa Simonetta Cirillo, fatta di progetti e di buoni propositi con PuntoZero, un programma per la cultura digitale e business solution, Flavia Marzano ha presentato la mission dell'Associazione di cui è presidente (Stati Generali dell'Innovazione): valorizzare la creatività dei giovani, inclusione digitale, innovazione per lo sviluppo e open government. Queste le parole chiave. Buoni propositi e, anche qui, programmi già in atto. Ma tanto ancora da fare!


La parte per me più interessante, però, è stata la tavola rotonda, moderata da Antonello Barone, direttore di k/comunicazione, "L'economia e la politica ai tempi di Twitter".

Cristian Vaccari, ricercatore di Comunicazione Politica dell'Università degli Studi di Bologna, ha presentato dati succulenti sulla presenza degli amministratori locali (presidenti di regione, province e sindaci) su Twitter:
  • in un anno, da Marzo 2011 a Marzo 2012, la presenza è passata da 1/10 a 1/3;
  • a Marzo 2012 la media dei follower è aumentata fino a 6500 follower per amministratore raddoppiando il dato di Settembre 2010;
  • più della metà dei politici su Twitter, però, ha solo 120 follower;
  • il numero medio dei following è pari a 540;
  • a Marzo 2012, 7/10 dei politici del PDL non era su Twitter contro un 50% di quelli del PD;
  • gli amministratori PDL hanno in media 1200 follower, 4000 quelli del PD.
Se ci fosse stato modo, a Cristian Vaccari avrei fatto questa domanda: non è riduttivo analizzare la presenza su Twitter basandosi soltanto sui numeri di follower/following? Non sarebbe più interessante capire quanto e - soprattutto - in che modo gli amministratori interagiscono/conversano?

Non so quanta negligenza ci sia nel perseguire una strategia di comunicazione politica di impronta prevalentemente broadcast su un mezzo che, del broadcast, è l'antitesi. Voglio dire: a volte ho l'impressione che - proprio perchè le potenzialità del mezzo sono note - la mancanza di un approccio in senso orizzontale da parte dei Politici sia fatto con la consapevolezza di chi sa che ha molto da perdere (della serie: limitiamoci ai comunicati stampa e non rispondiamo alle domande!).

Del resto, se il politico chiede trasparenza, trasparenza poi deve restituire. Questa la prima delle sette lezioni (tratte da tre casi pratici di studio) di Dino Amenduni, responsabile Nuovi Media a Proforma e Social Network team leader di Nichi Vendola. L'ipotesi che i politici questa cosa la sappiano molto bene non credo sia fuori dal mondo.
Dell'intervento di Dino Amenduni mi piace riprendere anche l'ultima lezione (in situazioni di crisi bisogna dedicare più tempo ai social media), per fare un'altra riflessione: se è vero, come è vero, che Twitter e i Social Media in genere sono utilizzati per fare comunicazione politica, ancora più importante sarebbe utilizzarne le potenzialità per fare marketing politico. Lo scollamento totale che i politici dimostrano dalla realtà che li/ci circonda, testimonia che o il marketing politico non esiste o che - se esiste - non sia fatto come si dovrebbe. Credo sia suprefluo e banale dire che il monitoraggio delle piattaforme dove i Cittadini condividono (anche) il malcontento sarebbe un passo verso un riavvicinamento delle parti quanto mai opportuno e necessario. L'esperienza raccontata da Luca Faenzi sui referendum è emblematica.

In un tale scenario mi fa sorridere chi parla di offerta politica. Considerando il pulpito da cui giunge tale predica, faccio infatti molta fatica a credere che si stia per assistere ad una reale indagine della domanda.

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