sabato 12 maggio 2012

#SalTo12 #ilsabatodimdplab #27


Oggi mdplab, cioè #ilsabatodimdplab, si fa qui. Rigorosamente offline!

Ritorno online e condivido qualche appunto.

Il primo disagio dell'uomo è quello di nascere, nel passaggio dal mondo dell'acqua a quello dell'aria quando è necessario cominciare a far funzionare i polmoni.
Il secondo disagio è quello della consapevolezza di dover morire; e della morte stessa.
Il terzo disagio è l'emarginazione che si sperimenta durante la vita.
Io credo che un uomo diventi migliore quando attraversa la maggior parte dei disagi possibili.
Queste le parole fatte risuonare stasera al Salone del Libro di Torino,  nella presentazione del libro Ai bordi dell'infinito, con le quali ho chiuso un sabato davvero eccezionale.

Un sabato iniziato con un emozionante ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a vent'anni dalle stragi mafiose di Capaci e di Via d'Amelio, col racconto di Maria Falcone (la sorella di Giovanni), Salvatore Borsellino (fratello di Paolo), Giancarlo Caselli e Antonio Ingroia e di altri giornalisti esperti di Mafia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uomini sicuramente migliori perchè hanno subito il disagio dell'emarginazione e del tradimento e che hanno visto nella morte l'ultima prova lasciando il testimone - evidentemente - non soltanto ai giudici che continuano a fare il lavoro da loro intrapreso.

Una donna migliore è Annastaccatolisa, una ragazza che ha voluto fissare su un blog la sua vita di malata di cancro coccolata, viziata, amata, fortunata. Oggi, a raccontare il libro che ne ha ripreso alcuni brani, c'era - insieme con Anna Masera e Paolo Calabresi - Umberto Veronesi. Annastaccatolisa è una donna migliore perchè (per usare la metafora di Calabresi) ha saputo vivere il disagio della malattia, due tigri che volevano sbranarla, mangiando una fragola.

Di fronte a tali prove, poca cosa è il disagio, la crisi della politica di cui hanno parlato Stefano Rodotà e Carlo Galli in un dialogo sul futuro della Democrazia. Il primo ha identificato nelle Reti Sociali, i Social Network, dei formidabili abilitatori tecnologici dell'Agorà greca mettendo però in guardia dalle possibili derive: la Rete abilita la conoscenza e deve essere usata non tanto per deliberare, ma per controllare. Una posizione equilibrata che strideva un pò con quella più categorica di Galli che, alla fine del suo ragionamento, ha concluso che non è certo a Twitter che ci si potrà affidare come mezzo di democrazia diretta, non è con Twitter che usciremo dalla crisi politica che viviamo.
Il messaggio dei due professori è stato però chiaro: si viene fuori dal disagio creato dalla (classe) politica che ci governa studiando (conoscendo, per l'appunto) ed opponendosi al pensiero dominante perchè non esiste la realtà oggettiva (io traduco: non esiste per forza che noi si debba fare così tanti sacrifici in una Europa dominata da un pensiero che qualcuno ci fa sembrare quasi inevitabile. Era la Thatcher che diceva TINA, There Is No Alternative, vero?) perchè la politica ha a che fare con le contingenze umane.
Per tornare ad usare le parole di De Andrè, quindi, il messaggio giunto netto da Rodotà e Galli è: con la conoscenza è possibile superare il disagio che viviamo ormai da tempo. Così potremo provare ad essere, almeno un po', migliori anche noi.

Di sicuro, rifletto, Twitter può aiutarci a capire meglio ciò che ci circonda, come ha anche raccontato Claudia Vago nel pomeriggio in collegamento Skype dagli USA, con un metodo che potrà anche non essere professionale ma che non credo releghi l'intera categoria dei Social Network ad un mero distributore di contenuti, come ha detto invece Giuseppe Granieri chiudendo l'incontro su eBook, nuovo fermento per il Giornalismo.

Dall'inizio di questa rubrichetta, non ho dubbi:  #ilsabatodimdplab migliore.

Dimenticavo: per chiudere con leggerezza vi dico del piccolo trofeo dell'ultimora: la firma di Odifreddi  sul mio Moleskine di ordinanza dopo la divertita e divertente presentazione del libro di Rosanna Sferrazza, Ma Dio è su Facebook?

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