giovedì 1 novembre 2007

Distinguere il Caviale dalla Frittata sul Web. Umberto Eco dice che non si può, io dico di si!

Propongo due interessanti brani di un intervista ad Umberto Eco in cui si discute di Internet pubblicati oggi su Repubblica.it [1].







Spero di riassumere bene il pensiero del famoso scrittore se dico che per lui Internet rischia di diventare, se non lo è già, un Dio Stupido ammettendo che quella di Dio Stupido sia la definizione per quell'oggetto, quell'anima che sa tutto. L'esempio che Umberto Eco riporta è quello del Funes el memorioso [2], protagonista di un racconto di Borges [3], stupido poichè ucciso dalla sua stessa mente che non è in grado di dimenticare e, quindi, di provare l'emozione del ricordo.

Eco affronta in particolare il problema della grande mole di informazioni di cui Internet è fatta e, allo stesso tempo, si nutre. Una quantità sterminata di documenti, di saperi che potrebbe portare qualunque utente ad un percorso di conoscenza diverso producendo in tal modo l'incomunicabilità: se non si è d'accordo sull'insieme delle conoscenze del sapere umano (definizione che Wikipedia [4] da al termine Enciclopedia, utilizzato da Eco nell'intervista), non si può discutere; come dire che non può iniziare un confronto se non ci si è prima accordati sugli argomenti da trattare. Valendo l'ipotesi che l'enciclopedia è, per sua stessa definizione, una sola, appare evidente l'essere astratto (e, al tempo stesso affascinante) di questo ragionamento.

Internet, insomma, come una serie di infinite enciclopedie nelle quali perdersi è fin troppo facile.

Si è sempre combattuto, dice Eco, per conquistare tutto il sapere. Oggi con Internet la sfida dovrebbe essere l'inversa: bisognerebbe sbarazzarsi di quanta più conscenza possibile, in quanto non può esserci conoscenza senza un filtraggio; e se non si effettua un filtraggio si rischia di fare la fine di Funes :)

Il tema centrale, quindi, è quello del filtraggio. Per distinguere il caviale dalla frittata, per citare la metafora di Eco.

Forse Eco non conosce bene il fenomeno Internet: probabilmente è fermo a quando non esistevano ne' i Motori di Ricerca ne' i Social Network/Bookmark, ne' tantomeno i feed. Penso di non sbagliarmi molto se dico che questi sono esempi di filtraggio delle informazioni su Internet.

I Motori di Ricerca scremano le informazioni con dei meccanismi che non sempre riescono a produrre degli output soddisfacenti ma pur sempre mettono un filtro ai documenti del Web. A volte l'output non è caviale e la frittata che i Motori ci propinano non è delle migliori considerando anche la grande quantità di informazioni non indicizzata. Ma questo è un altro discorso!

Il Social Bookmarking è un altro sistema di filtraggio che, insieme con il meccanismo di quotazione, risulta essere a tutto vantaggio degli utenti. Consultando queste piattaforme è molto probabile che si riesca ad assaporare un po' di buon caviale.

Il miglior caviale, poi, è quello che ciascuno di noi riesce a portarsi in bocca ogni volta che c'è un nuovo post nell'aggregatore. Siamo stati noi a scegliere cosa leggere, noi ad aggregare i feed nel reader e non abbiamo dovuto nemmeno fare la fatica di cercare (se non la prima volta): la news è lì ad aspettarci ad ogni connessione ;)

Qualche altro esempio?
Così poi scriviamo insieme ad Umberto Eco e gli diciamo tutto :D

P.S. ho dato per scontato che il caviale è più buono della frittata. Per quelli che non la pensano così basta invertire i termini :D

[1] repubblica.it - Umberto Eco, Semiologia e Internet
[2] emsf.rai.it - aforismi di Paolo Rossi (ultimi due capoversi)
[3] Wikipedia - Borges
[4] Wikipedia - Enciclopedia

6 commenti:

Claudio Iacovelli ha detto...

Farei attenzione a non dare giudizi di tipo semplicistico: non so come mai hai voluto banalizzare la questione, riducendola quasi ad un aspetto tecnico (l'uso dei motori di ricerca, la conoscenza dei feed tematici), e non entrando nel merito di due problemi ad oggi irrisolti:

1) -- la mancanza di controlli di attendibilità dei contenuti (LA RETE NON SI LIMITA, quindi tutto ciò che é pubblicato POTREBBE ESSERE VERO, o almeno "sembrarlo"...);

2) -- la sovrabbondanza di dati (LA QUANTITA' CHE PREDOMINA SULLA QUALITA', a danno degli aspetti cognitivi).

Marco Dal Pozzo ha detto...

Ciao Claudio e grazie per il commento!

Forse hai ragione, ho banalizzato la questione (anche se il post voleva essere anche un po' ironico!) ma quello che mi ha colpito nell'intervista è la totale mancanza di riferimenti a sistemi che un filtraggio dell'informazione (in un modo o nell'altro) la fanno!

Il problema dell'overload informativo sicuramente esiste (ne hai parlato anche tu spesse volte) ma credo che (almeno per utenti esperti) oggi ci siano anche strumenti (quelli che ho indicato nel post magari escludendo i Motori di Ricerca) per potersi orientare e discriminare.

Non credi?

Parli del controllo di attendibilità! Con quale metodo suggeriresti di implementarlo?

Claudio Iacovelli ha detto...

Potrebbe essere utilizzate delle tecniche di indicizzazione e valutazione semantica dei contenuti, per poter operare un 'filtraggio' automatico dei numerosi contenuti pubblicati.

Solo in questo modo si può agevolare il lavoro di chi usa, a mio avviso impropriamente, le fonti pubbliche catalogate nei motori di ricerca.

Internet tende ad essere uno storage 'infinito', quindi inadatto nativamente per essere utilizzato come ambiente di SVILUPPO DI CONOSCENZA.

A stento (o quasi) riesce ad essere consultato, realtime, per fornire semplici risultati di corrispondenza a fronte di una query mediamente articolata.

Non é possibile pensare che l'intelligenza del sistema di ricerca debba essere espressa dalla particolare combinazione dei lemmi usati dal surfer.

E' la dimostrazione che i sistemi web possono più conservare (fisicamente) significative quantità di DATI, piuttosto che 'istruire' fornendo immediate INFORMAZIONI.

Marco Dal Pozzo ha detto...

Claudio,
la valutazione semantica dei contenuti penso sia fatta dai sistemi del Social Bookmarking. Come dicevo nel post è un lavoro fatto dagli utenti per gli utenti.

I sistemi di Bookmarking sono inoltre oggetto di studio da parte degli stessi Motori di Ricerca (bedi Google e Yahoo) che ne potrebbero/vorrebbero sfruttare le dinamiche per migliorare le lore tecniche di ranking che, a quel punto, (azzardo) aumenterebbero la probabilità di avere risultati attendibili e di qualità in SERP.

Ne ho parlato tempo fa in questo post.

Ma non so effettivamente quanto seguito potranno avere questi buoni propositi...

Staremo a vedere!

Claudio Iacovelli ha detto...

Per approfondire l'uso delle tecniche linguistiche (lemmatizzazione) all'interno delle organizzazioni, puoi visionare il whitepaper IBM inerente il prodotto OmniFind.

Resto comunque convinto che, nella rete, bisognerà rivedere la classificazione dei contenuti: dovrebbero essere identificati, a seconda dei temi che trattano, ab origine. E non successivamente alla loro pubblicazione, per rispondere alle esigenze di programmi di knowledge management.

Link al wp IBM:
http://www-05.ibm.com/it/omnifind/pdf/white_paper_omnifind_8_4.pdf

Marco Dal Pozzo ha detto...

Grazie Claudio per la risorsa che hai indicato.

Per la tua ultima riflessione ad oggi, e con il modesto livello di conoscenza che ho del fenomeno Web, mi sento di dire che la soluzione da te prospettata potrebbe essere applicata solo con il buon senso di chi i contenuti deve produrli...