sabato 23 febbraio 2008

da Consumatore ad Utente. Racconto di Un Anno di Esperienza

Mi torna in mente una delle mie prime esperienze con mdplab: erano i tempi del portale italia.it e dell'organizzazione in rete del Ritalia Camp e nei blog che seguivo non si parlava altro che di Turismo, Web, Marketing Turistico, Marketing Territoriale. Facevo moltissime ricerche ed avevo l'ingenua pretesa di riuscire a concentrare sul mio blog tutte le discussioni cui partecipavo.

Scrissi a Maurizio Goetz una mail per segnalargli un mio post invitandolo a commentare. Esprimevo in quella mail anche una mia frustrazione: le vane speranze che avevo di sviluppare sul mio blog una discussione che così tanto mi appassionava. Maurizio mi rispose così: La discussione non deve avere luogo su un unico blog, ma deve essere pervasiva, tu commenti in giro e gli altri commentano da te. La conversazione non inizia e non finisce con te, tu ne fai parte.

Adesso capisco cosa mi mancava: la Cultura Utente!

Insomma non sapevo conversare sul Web; pur percependo l'enorme potenziale del mezzo, non sapendolo dominare, a volte mi ci perdevo e non mi sentivo in grado di raggiungere un obiettivo anche perchè probabilmente non l'avevo chiaro in mente; ero quasi sopraffatto dall'enorme mole di informazioni che io stesso andavo a cercare ma mi mancava qualcosa.

Soltanto ora, a distanza di un anno, riesco a capire il fenomeno di cui ero vittima. C'erano tanti gestori di risorse così come tantissimi erano gli utenti di risorse. Persone che conoscevano meglio di me il mondo in cui anch'io stavo provando ad entrare e che, conseguentemente, quasi istintivamente (senza rendersene conto) erano anche supporto a loro stessi; utilizzavano e contemporanemente arricchivano di nuove risorse (informazioni attraverso post e commenti visto che parliamo di Blog) la Rete.

Dove sbagliavo?

Era una questione di approccio. Ero un consumatore e non riuscivo ad essere un vero e proprio utente. Incapace di capire che stavo cercando di utilizzare una macchina in grado di far nascere nuove realtà, immateriali, destrutturate e delocalizzate ma in buona armonia con un mondo fisico. Non avevo ancora la percezione che di quelle conversazioni che tanto mi interessavano potevo essere attore allo stesso livello di chiunque altro vi partecipasse; e che alcune conversazioni mi avrebbero portato oltre il digitale.

E' stata necessaria l'esperienza di un anno. Molto? Poco? Sinceramente non lo so (soprattutto perchè credo di avere ancora moltissimo da imparare) ma adesso sono più consapevole del mondo che cerco ogni giorno di vivere.

Credo che il percorso che sto facendo debba essere alla portata di tutti! E siccome sono convinto che, per le più svariate ragioni, non tutti sono in grado di auto-supportarsi, credo che la Cultura Utente debba essere insegnata.

Anche e soprattutto (da) fuori da questo mondo!

16 commenti:

LB ha detto...

Marco,
non cerco attributi per dire l'impressione che ho ricevuto, leggendo il tuo post. Aspetto almeno fino al TwitterCamp del 19 Aprile .. per non sciupare la possibilità che .. con considerazioni come queste .. si possa trovare un approccio adeguato a trasformare l'evento TwitterCamp nell'inizio di una esperienza comunicativa.

Nel tuo post cambierei solo l'ultima parola, da ... insegnata a .. appresa. La prima credo ponga un obiettivo di rapporto docente / discente (se si dice così) .. la seconda, invece, dovrebbe mettere a fuoco il bisogno di creare e mantener un ambiente adeguato ... qualcosa che Gigi ha ipotizzato chiamarsi HUB e che a me, dopo aver letto il post di Caterina alias catepol, fa venire in mente HIVE (cioè ALVEARE).

LB ha detto...

PS - Mi sono sbagliato, insegnata non è l'ultima parola del tuo post ..

Ho inserito una bozza di titolo per un intervento al TwitterCamp del 19 Aprile

gigicogo ha detto...

Dimentichi, secondo me, un particolare.
Tutto ciò comporta fatica.

E questo, IMHO, è un grosso limite perlomeno per il nostro paese.

O mi sbaglio?

@Luigi sa perfettamente che questo è uno degli scogli.

Inoltre, andrei anche oltre. Quando la "cultura utente", diventa consapevolezza che si sta facendo un salto decisivo?

Prova a pensarci. Tu l'hai fatto?

Sei diventato "abitante" della rete?

E come ti trovi?

..........troppa carne al fuoco, scappo e mi godo un po' di real life :-)

LB ha detto...

@Gigi

sarà perché oggi, a me, la real life mi riserva un funerale .. :-(

sarà perchè ho notato che, nella lista dei partecipanti al TwitterCamp, sono il 47 (morto che parla .. ??) .. :-(( .. perfettamente in linea con i miei frequenti riferimenti al metodo chiamato post mortem dum .. per il recupero degli errori in informatica .. :-))

ma devo intervenire di nuovo con una osservazione da ... vecchio saggio ;-) .. sulla fatica come limite da superare nel nostro paese .. qui il problema "paese" è diventato "individuale" .. pensiamo a un dopo elezioni in cui non ci sia nulla di cambiato .. a livello paese .. per garantirci che non verremo individualmente presi per i fondelli .. e .. chiediamoci da che parte devono partire le iniziative per un cambiamento che ci tuteli .. all'alto o dal basso?.

Per acquisire una Cultura Utente credo sia necessario prima di tutto iniziare a condividerne con altri il bisogno; poi - se le cose vanno per il verso giusto - si potrà forse diventare abitanti di un contesto ambientale in cui la rete ha un ruolo determinante per la comunicazione interpersonale.

Torno anch'io alla real life .. con grandi aspettative per l'evoluzione di questa conversazione :-)

Melina2811 ha detto...

Molto interessante questo blog, ciao da Maria

Marco Dal Pozzo ha detto...

Luigi,
quel che voglio dire è che i ragionamenti che andiamo facendo da un mese a questa parte non possono rimanere soltanto per me, per te, per Gigi e per pochi altri intimi. Occorre che anche fuori si diffonda quella che tu chiami Cultura Utente. Nell'uso del termine insegnare o apprendere è forse insita la strategia che si vuole attuare: riservare lo sforzo a chi questo mondo lo vive già da un po' (e cerca di comprenderlo meglio in un cammino che porti ad essere abitante della rete) o pretendere sforzi solo da chi ne è totalmente fuori (e che abitante della rete non lo è per niente)?

Gigi,
il problema che prospetti è un limite, sono d'accordo con te! Ma almeno ci si prova ;)

Grazie Melina :)

catepol ha detto...

L'utente dovrebbe imparare ad essere utente facendo l'utente. Scusate il gioco di parole.
Ogni utente però è diverso. C'è chi in rete si accontenta di trovare qualcosa che stava cercando, leggere, scaricare musica o film, mandare mail, consultare siti di interesse personale, utilizzare servizi tipo home bancking e poco altro.
Questi utenti sono forse la maggiorparte. Forse sono più numerosi della parte abitata della rete che io, come gigi e come altri ci sforziamo di vivere ed utilizzare.
Concordo con gigi. Ci vuole tempo e fatica.
Siamo utenti "diversi" della rete. Nel senso che abbiamo conosciuto, sperimentato e compreso le potenzialità di interconnessione. Non tecniche, ma che riguardano le persone.

E' un approccio che va spiegato con pazienza ad altri perchè altri possano apprenderlo e farlo proprio. Ed utilizzarlo e viverlo se lo trovano utile e rispondente ai loro bisogni di conoscenza e di condivisione.
Non tutti siamo uguali.
Ripeto c'è chi si accontenta di un suo del mezzo, senza necessariamente aver bisogno di essere "sociale" in rete.
C'è chi della socialità della rete, con la rete, dentro e fuori la rete ne fa uno stile di vita.

Il concetto fondamentale è che l'approccio sociale della rete e della condivisione della conoscenza va diffuso perchè possa essere appreso. insegnare/apprendere dopotutto sono lo stesso processo. Per quanto mi riguarda non vedo perchè io debba tenere per me quanto dalla parte abitata della rete continuo ad imparare ogni giorno.

Marco Freccero ha detto...

Hai avuto il coraggio di imparare, di chiedere e condividere. Alcuni personaggi (televisivi) si trincerano dietro il fatto che sono nati "secoli fa", e si creano l'alibi perfetto per giudicare senza conoscere.
Non è una questione di età, ma di umiltà. Tu l'hai avuta, altri la evitano come la peste. Alla fine il percorso più esaltante è di certo il tuo.

LB ha detto...

L'anno scorso si parlava di promuovere una Cultura Digitale e non sembrava si stesse andando da nessuna parte.

Adesso mi rendo conto che cercare di parlare di una Cultura Utente non modificherà la situazione, dal punto di vista di andare da qualche parte.

La parola percorso, nel commento precedente, mi suona come un invito a prendere un approccio che metta in evidenza un punto di partenza, un punto di arrivo, la scelta di un itinerario.

Mi sa però che ci si debbano aggiungere anche i compagni di viaggio.

Buona notte e buona Domenica :-)

Anonimo ha detto...

Ciò che dici, motiva un argomento di un corso che tengo sulla strategia di avviamento di un blog.

Per gestire al meglio il proprio blog, bisogna prima aver vissuto da utente per un po'.

Se non si conoscono le necessità degli utenti, come si può dargliele?

Ci sono persone che spesso mi chiedono come mai le loro discussioni restino senza commenti, ma loro non commentano mai quelle degli altri...

Marco Dal Pozzo ha detto...

Caterina,
grazie del commento e benvenuta anche a te a mdplab :)

Nel tuo commento leggo la testimonianza di un'esperienza e la manifestazione di sensazioni che personalmente condivido.

Sarò noioso ma ciò che mi piacerebbe è che tali esperienze fossero portate fuori in modo organico e facilmente interpretabile con uno sforzo che capisco essere molto grande ma che (a me sembra) almeno finora, ci viene un po' a tutti facile profondere!

Forse perchè finora si parla, si discute. Ma soprattutto perchè ci si crede!

Francesco,
grazie per il tuo commento; credo che quello dei blog sia uno degli aspetti: del resto, per usare i termini di questa discussione, il blog è, tra gli altri, uno dei mezzi che possiamo utilizzare!

Marco Dal Pozzo ha detto...

Marco, grazie...

LB ha detto...

Storicamente, in parallelo all'evoluzione del computer, si è verificata anche una evoluzione da Utente a Consumatore.

Quest'ultima evoluzione ha fatto dimenticare completamente cosa significava essere utente di una macchina per fare calcoli; ha fatto dimenticare che l'utente di quella macchina, e del software che l'animava, imparava confrontandosi con un obiettivo, descritto da un Programma (MAIN) e dai sottoprogrammi necessari per raggiungerlo (SUBROUTINES).

La situazione di oggi, se volessimo riscoprire cosa signifca essere utenti, richiede la ripetizione di qualche concetto e di qualche esperienza di definizione di un programma (obiettivo), tenendo conto del fatto che il computer è diventato una macchina per gestire relazioni.

Come si programma (il raggiungimento di un obiettivo) con una macchina per gestire relazioni?

Possiamo sostituire al MAIN Program il tema di una discussione o THREAD?

Come manteniamo il collegamento tra THREAD e SUBTHREAD, in modo da confrontarci con il raggiungimento di un obiettivo relazionale?

Come controlliamo e gestiamo il verificarsi di errori fuorvianti, rispetto all'obiettivo prefissato?

Come manteniamo il reciproco rispetto nelle necessarie relazioni tra chi privilegia le competenze "digitali" e chi preferisce mantenere la propria attenzione focalizzata sul suo obiettivo "utente"?

Dopo qualche decennio di immersione totale in una Cultura Consumatore, è pensabile che si possa tornare ad evolvere verso una Cultura Utente, con la stessa immediatezza con cui s'impara a usare Twitter?

Marco Dal Pozzo ha detto...

Luigi,
domande non banali, almeno per me!

Occorre studiare e magari produrre un altro post sull'argomento. Anche se qualcosa mi dice che tu le risposte già le abbia :)

LB ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
LB ha detto...

Sono stato rimandato a questa conversazione dalla lettura del tuo i Post di Don Nicola!.

Qui Gigi Cogo è intervenuto chiedendomi se sono diventato "abitante" della rete.

Il tuo post su Don Nicola mi ha fatto ripensare che la domanda di Gigi potrebbe essere - con beneficio d'inventario - lo stesso che chiedermi: sei diventato un buon cattolico?.

Se dico che .. fino a quando non saprò che si può essere un buon cattolico anche .. "da laico" .. non credo che potrò dire di essere un abitante della rete .. si capisce cosa cerco di dire?

Se non si capisce .. allora son proprio fatto .. arrossisco e .. mi faccio da parte; se si capisce .. allora vorrei riuscire a servirmi del paragone per "negoziare" una modalità comunicativa .. equa .. che non mi costringa a giustificare la mia scelta di "essere laico" ad ogni tentativo di dialogo online.