martedì 6 aprile 2010

Browsing: Processo, non Prodotto!

Sono gli Standard di creazione e diffusione dei prodotti digitali a determinare la modalità di accrescimento e di applicazione produttiva degli individui, orientandoli comunque verso modelli tutti basati sulle differenze dei singoli e non più sulle aggregazioni collettive.

Da queste nuove talpe che scavano in profondità nel sociale viene la spinta possente e non più arginabile ad una personalizzazione dei consumi e ad un'individualizzazione dei bisogni che sta organizzando l'intero sistema della convivenza civile, a cominciare dal mondo della comunicazione.


Sono riflessioni di Michele Mezza nel suo libro Media senza Mediatori e che quasi in automatico mi viene da completare dicendo che vincerà il Modello che saprà cogliere il bisogno individuale e soddisfarlo erogando un servizio personalizzato. È ovvio che questo ragionamento è applicabile ad ogni servizio e ad ogni bene e l'Internet [il Cluetrain Manifesto insegna] è la tecnologia che riesce ad abilitare e facilitare il necessario "meccanismo di ascolto".

Ancora una volta, sebbene l'interessantissimo scritto di Mezza prenda in considerazione principalmente [quando non esclusivamnte] il canale televisivo, qualora questa esigenza di affermazione individuale di se e dei propri bisogni fosse riferita all'Informazione in genere [trasversalità rispetto al mezzo], vedo come molto lontano il Quotidiano cartaceo da tale logica.

Il Broadcast evolve in Unicast, un palinsesto dell'informazione personalizzato e che personalizzato diventa grazie al Browsing. Il quotidiano [cartaceo ma in qualche modo anche online] non potrà mai essere un unicast poichè soffrirà sempre della logica della massa. Probabilmente estremizzo i termini della discussione ma, in fin dei conti, il numero di lettori di una testata costituiscono una massa e ciascuno fruisce, sia acquistando il cartaceo sia navigando online, di un contenuto non personalizzato ma distribuito tanto ad uno quanto a tutti gli altri. Certo, di un pò di libertà in più gode chi fruisce dei contenuti online ma il punto di fondo rimane lo stesso.

A meno che non si voglia accordare la fiducia a chi impacchetta le informazioni [in senso lato se si pensa al senso ad esso associato ad opera delle Redazioni, in senso stretto se si pensa al layout del Sito o all'impaginazione del cartaceo, pubblicità incluse], per evadere dalla massificazione è molto probabile che l'Utente, arrivati a questo punto, sia alla ricerca non tanto di un Prodotto [l'Informazione] ma di un Processo che lo aiuti addirittura a liberarsene [dell'Informazione, vista l'abbondanza!].

Cosa intendo per Processo? Molto semplicemente mi riferisco al sistema di Browsing, un programma [il Browser] o, per dirlo ancora meglio, un applicativo. Un Software quindi che, se non da vendere direttamente al pubblico perchè si realizzi un direct-browsing [da installare come una delle tante estensioni di Firefox, per dire la prima cosa che mi viene in mente], potrebbe essere utilizzato da un esperto [un Edicolante evoluto?] in grado di soddisfare il bisogno personalizzato della Clientela realizzando un aided-browsing. In questo caso il Browsing sarebbe in primo luogo delle fonti [blog, video, foto, social, etc...] e il senso sarebbe associato ad esse facendo altrettanto Browsing tra gli approfondimenti. Mi si dirà che un simile applicativo, un siffatto meccanismo esiste già; non lo so, non ne sono convinto perchè mi sto riferendo a qualcosa di diverso, a qualcosa di più evoluto.

Il Modello di Business associato prevederebbe la vendita dell'applicativo [
direct] o del servizio [aided]. In quest'ultimo caso l'Utente tornerebbe a casa con il proprio quotidiano personalizzato stampato [magari su bei fogli A3] in Edicola [e così salviamo anche il Cartaceo!].

Concludo con un'altra citazione:
Il suggerimento implicito nella piattaforma che accompagna l'iPad è affascinante: non essendo nè musica nè libri, i giornali potrebbero essere dunque considerati come applicazioni cioè programmi per organizzare i flussi di informazione e per sviluppare specifici modelli di business. E potenzialmente tanto attraenti da motivare persino un pagamento da parte del pubblico.
[Luca De Biase su WIRED di Aprile come evoluzione di un pensiero già espresso].

Forse quelle espresse in questo posto sono, come a volte mi capita, delle mie conclusioni affrettate frutto di una interpretazione eventualmente distorta di Luca De Biase e di un'associazione forzata del pensiero di Mezza [il dubbio di ieri resta: l'esigenza di Browsing, inteso come metodologia di conferire i caratteri dell'Unicast all'ergazione dell'informazione, si applica anche ai Quotidiani?] ma, ancora una volta, ansioso di capire se questo è un Modello sul quale poter continuare a lavorare, ho necessità di leggere i vostri feedback.

Ciò che potrebbe guidare lo sviluppo del ragionamento [magari producendone una brusca ed opportuna interruzione] è la risposta a questa domandina: quanto ampio sarebbe il mercato per un simile applicativo/servizio? Non si rischierebbe di mettere sul mercato qualcosa di fruibile solo per una fascia ristrettissima di utenti? Tanto ristretta da non giustificare nessun tipo di investimento?





2 commenti:

Unknown ha detto...

Impressionante!
L'efficacia dei dialoghi FF inseriti nel post mi sembra notevole :-)
Bravo Marco!
ProlocWT aka W2WAI aka e-nonno Luigi

Marco Dal Pozzo ha detto...

Qualcuno qualche anno fa mi diceva che l'importante è che le discussioni avvenissero nella Rete! E sono d'accordo...

Ma è altrettanto importante non perdersele. E' anche, quindi, una questione di opportunità!

E' un aiuto che, con molta presunzione, mi propongo di dare a chi capita da queste parti...

Andiamo troppo d'accordo in questi giorni. Devo preoccuparmi? :)))