venerdì 9 aprile 2010

Crossmediale e Multimediale


La rivoluzione tecnologica che ha permesso la miniaturizzazione e l'abbattimento dei costi degli strumenti di produzione dell'informazione oltre che una iperconnettività ormai disponibile a tutti [a meno di quello che Carotenuto definisce in italiano: divario digitale], ha facilitato quell'aspirazione individualistica caratterizzante la società post-fordista. Chiedo scusa agli esperti che leggono; cerco solo di porre su un piano semplificato quello che sto assimilando dal libro di Michele Mezza.

Dal mercato di massa, dunque, l'esigenza è diventata quella di un prodotto/servizio specifico per ciascuno in uno scenario in cui si ha quasi la necessità di sentirsi protagonisti. La tecnologia - dicevo - insieme con la spinta individualistica, in una delle pieghe della società data dall'informazione [generazione/fruizione], hanno inevitabilmente svilito la logica Broadcast a favore dell'Unicast in un processo che ritengo applicabile a qualsiasi mezzo utilizzato [se ho ben capito ci sono anche delle ragioni per cui, almeno dal mio umile punto di vista, la TV generalista sembra comunque resistere].

Tanto più ci si sente partecipi e in grado di riuscire a generare il senso dell'evento [oggetto dell'informazione, la notizia quindi] quanto più vincente si rivela la modalità. L'unicast [la sorgente fatta appositamente per me] e la bidirezionalità [contribuisco anch'io a dare un senso all'evento] rispondono a questa esigenza sociale.

Come si pone il giornalista? Quale diventa il suo ruolo? Beh, il suo compito diventa quello di scovare, analizzare ed elaborare la notizia conferendo [a questo punto anche con l'aiuto del pubblico oltre che dell'approfondimento di un esperto] il senso in velocità e renderla quindi disponibile. Come deve agire? Deve essenzialmente essere crossmediale rispetto alle fonti da sondare e multimediale rispetto alla garanzia che la notizia sia rimbalzata sui vari mezzi in cui catturare il pubblico [in una azione che risponde ovviamente a delle logiche commerciali imprescindibili per via della necessaria sostenibilità economica ma che a me piace vedere molto di più nei termini di una funzione di utilità sociale].

Su quale mezzo? Beh, lo si diceva prima: sul mezzo che riesce a soddisfare il desiderio di rivincita dell'individuo rispetto alla massa.

Come si pone il quotidiano?
Male, io credo, se si pensa al cartaceo e se per esso si ammette, oltre che la scontata monodirezionalità comunicativa, anche una natura broadcast.
Benissimo invece se si pensa al Web che, per sua stessa definizione quanto meno è in grado di abilitare la bidirezionalità; anche se sulla sua natura unicast ci sarebbe qualcosa da ridire.

Riesco adesso forse meglio a comprendere il termine crossmediale di cui parlava Luca De Biase: mi sbagliavo clamorosamente quando pensavo che crossmediale dovesse essere il mondo degli utenti [pubblici e bisogni diversi, mi diceva PierLuca nel thread di FriendFeed che trovate embedded nel post!!!]. La questione, e la sfida, sta nel rendere perfettamente crossmediale la raccolta delle notizie; un compito, questo, a carico dei giornalisti e delle redazioni che hanno poi l'obiettivo di far trovare la notizia esattamente dove il pubblico la cerca [logica multimediale] e di trovare il miglior terreno in cui far crescere il seme [la notizia, per l'appunto].

Come si sostiene tutto questo? Di sicuro non può essere solo l'Editore a trarne beneficio...


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