lunedì 14 febbraio 2011

Consapevolezza Condivisa. Si, ma... Piazza Vittorio?


Gladwell si sbaglia quando dice che Twitter non fa la rivoluzione. Dopo quanto è successo in Egitto non serve fare teoria per doverlo smentire. Quello che, però, a Gladwell si deve riconoscere è l’aver evidenziato un limite dei Social Network online: la totale mancanza di organizzazione gerarchica.

Come diceva Ezekiel qualche giorno fa, nella discussione che pubblico qui di seguito, Gladwell è sostanzialmente un detrattore e questo credo sia vero. Ma, per quanto essenziale sia il loro ruolo dei Social Network online, penso sia difficile aspettarsi da essi qualcosa di più.



Il cambiamento dello stato delle cose richiede una disponibilità totale, una strategia e una gerarchia e Internet non può più che sostenere i movimenti. Non è poco, anzi. Ma, purtroppo, non è tutto!

Ci sarebbe da chiedersi se, in assenza delle connessioni online, quello che è successo in Egitto sarebbe stato possibile o no. Oppure se i Social Media Online sono una condizione necessaria [sufficiente sicuramente no] per una rivoluzione.

Il loro ruolo è senza dubbio determinanteIl loro ruolo è abilitante a produrre la consapevolezza condivisa che può determinare l'abbattimento delle barriere gerarchiche alla capacità di "fare sistema". e questo la sa bene chi (*) Questo lo sa bene chi, vittima di quello che Shirky ha definito the "conservative dilemma" [la responsabilità di spiegare in pubblico di chi, avendo avuto sempre il monopolio delle comunicazioni - broadcast, aggiungo io - non aveva mai avuto la necessità - e la convenienza, aggiungo ancora una volta - di farlo], si trova costretto a censurare i contenuti e le relative conversazioni o addirittura a spegnere l’infrastruttura che li veicola [con costi non trascurabili non soltanto per le ovvie conseguenze dello shutting down ma, ancora prima, per la non banale esecuzione dello shutting down stesso]. O, per citare ancora Shirky, ad aumentare ancora di più il peso della propaganda.

Tutte armi contro ciò che effettivamente la Rete riesce a cementare [ancora Shirky]: la Consapevolezza Condivisa. Ecco, se è vero che la Responsabilità Condivisa non abita la Rete, la Consapevolezza Condivisa è un’arma davvero - meravigliosamente - temibile che la Rete dà. E per la quale bisogna essere disposti a combattere, magari ambendo a tecnologie e protocolli diversi da quelli abitualmente utilizzati.

E la condivisione è frutto delle connessioni, forti o deboli che siano. Alle quali tendiamo sia per natura sia per i caratteri dell’epoca che viviamo. Ma il passo verso qualcosa di “realmente reale” costruito in Rete ritengo sia ancora lontano dal compiersi.

Oggi ci siamo ritrovati tutti in Piazza San Carlo a Torino, uniti da una consapevolezza e dall'urgenza di rappresentarla [#senonoraquando]; e da gomitoli srotolati di lana colorata, giusta rappresentazione della Rete: legami forti [Lia e Eta] vicino a me. Lontano da me legami deboli, ancora più in là debolissimi. C’era, dicevo, una consapevolezza condivisa ma per tanto tempo siamo stati fermi. Perchè non sapevamo bene che direzione prendere per raggiungere Piazza Vittorio!

(*) Revisione della frase a cura di Luigi, che ringrazio per l'attenzione che sempre dedica alle mie riflessioni.

4 commenti:

LB ha detto...

Nel Post 'affermazione Il .. ruolo [dei Social Media Online] è senza dubbio determinate mi fa pensare a come rifrasarla.

Sostituirei determinante con abilitante a produrre la consapevolezza condivisa che può determinare ....

Lascio i puntini dove aggiungere cosa può produrre la consapevolezza condivisa.

Aggiungerei l'abbattimento delle barriere gerarchiche alla capacità di fare sistema.

Ma forse se lo scrivo s'impappina tutta la frase.

Marco Dal Pozzo ha detto...

Please, Luigi, feel free to reword the sentence and it will be part of the post :))

LB ha detto...

Dicendo che Gladwell si sbaglia a sostenere che
.. It’s not Twitter and Facebook that caused the revolution in Egypt. It’s what both strong-tie and weak-tie and bow-tie networks are doing with social media that is proving that the revolution will be tweeted ..

- si mette in secondo piano il ruolo delle persone

- si induce a credere che per fare una rivoluzione i Social Media Online sono necessari e sufficienti [in contrasto con l'affermazione Social media didn't cause the revolution, but it was essential to its success.]

- si ritarda il formarsi della consapevolezza che per fare la rivoluzione sono determinanti le persone e il loro modo di "fare rete".

Quindi il paragrafo che inizia con Il loro ruolo è senza dubbio determinante ... dovrebbe iniziare con qualcosa tipo Il loro ruolo è abilitante a produrre la consapevolezza condivisa che può determinare l'abbattimento delle barriere gerarchiche alla capacità di "fare sistema". Questo lo sa bene chi ....

Ma forse c'è da rivedere l'intero paragrafo e il "rewording" [per l'opinione più comune] è solo pignoleria. :-(

Marco Dal Pozzo ha detto...

Hai ragione Luigi, il rewording e' molto molto meno, sorry!!!

Comunque "ho approvato la revisione" e modificato il post. Grazie ;)