sabato 3 marzo 2012

la "e" che fa la differenza #ilsabatodimdplab #17

Ispirato in qualche modo dai fatti della Val Susa, questo sabato mi prendo la libertà di fare un punto della situazione. Stiamo assistendo all'ennesimo tentativo di conquista di un pascolo vergine in cui la crescita è obiettivo primario solo dell'Impresa, non dei cittadini [e non parlo solo degli abitanti delle valli]. People First, si diceva una settimana fa, ma qui il motto sembra essere Business is Business, un po' come nel campo dell'informazione.


Notizie Social, Piattaforme Social. Se si parlasse di Notizie Sociali e Piattaforme Sociali sarebbe meglio.

Non siamo anglosassoni e sappiamo benissimo la differenza tra social e sociale. Il Social è una moda, il Sociale è uno stile di vita; il Social non ha troppa consapevolezza [quella di - non - sapere esattamente cosa si sta facendo, lasciandosi trasportare da un'onda che sa rimbecillire], il Sociale è la consapevolezza di una scelta. Se, come si dice, l'informazione è un processo sociale, ci si deve augurare che presto si inizi a declinare questo paradigma utilizzando il Social come un mezzo.

Ci sono dei casi da seguire con molto interesse e, così pare, anche in Italia ci si sta attrezzando.

Io credo che, per aggiungere la "e" mancante al Social imperante, ci sia da fare una battaglia culturale per affermare un modello, uno stile - come dicevo prima - che [ri]pulisca l'informazione da ogni condizionamento e induca i cittadini a pensarsi come parte dell'informazione stessa. Non, però, [sol]tanto nel senso del crowdsourcing o giornalismo partecipativo (fate voi), ma quanto [anche] nel ruolo che ciascuno deve avere nel processo di significazione e contestualizzazione della notizia.

C'è, a mio avviso, un solo modo per fare questo: riconoscere a tutti gli attori il valore che aggiungono a tale processo. che diventa tanto più credibile quanto più, mi ripeto, spogliato da condizionamenti. Di quali condizionamenti parlo? Uno su tutti, la tirannia della pubblicità: non contento delle ricerche già fatte in questo ambito, per il lavoro che sto portando avanti con ETicaNews.it, sto toccando con mano quanto strane siano le dinamiche nel pubblicare notizie e annunci pubblicitari.

Se vogliono credibilità i giornalisti - e, pertanto, vogliono meritare il soldo - rinuncino a lavorare per una testata che libera non è; si facciano promotori di un'Impresa Editoriale con finalità sociali. E si conceda, poi, un soldo anche ai cittadini che hanno contribuito ad un processo di crescita intorno alla notizia.

Una notizia che, in questo modo, diventa "Equa e Solidale", cioè "SocialE". Con la E maiuscola.

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