sabato 14 aprile 2012

i Trenta Denari #ilsabatodimdplab #23

Dopo una settimana inaspettatamente e insolitamente prolifica potrei evitare di inquinare la Rete, se non fosse per Instagram (e la cifra sborsata da Facebook per acquistarlo).

Sembrano in molti assai sicuri che narrare un’esperienza mentre la si vive la impoverisca - ha riflettuto Mafe De Baggis in un pezzo che non faceva esplicito riferimento alla questione: io, continua Mafe, a questi chiederei quanto pagherebbero per avere una memoria immediata del loro passato, lo chiedo riguardando le foto, rileggendo i post, scorrendo i tweet e le divagazioni via mail. Lo chiedo sapendo che la mia risposta è che quell’attimo rubato al momento presente me lo ha regalato per ogni volta che ne avrò ancora voglia.

Ma è forse proprio perchè animati da un simile sentire che, come dice Giovanni Boccia Artieri, molti utenti si sono sentiti venduti a Facebook per poco più di 30 dollari? Come se il loro immaginario per immagini non fosse già stato loro espropriato dall’aver accettato le condizioni che Instagram impone per usarlo?

Non lo so.


Chi ha dentro la sensibilità espressa nelle parole di Mafe De Baggis, sono sicuro non viva l'esperienza abilitata da Instagram come una cessione di senso personale e connesso (o, comunque, non credo veda una "tale cessione" in termini negativi); potrebbe lamentarsi - ma non credo lo faccia - che una qualsiasi cifra non basterebbe per pagare la memoria immediata del proprio passato, ma penso sappia benissimo come va il mondo...

Vedo tutti gli altri (la maggior parte?) come vittime inconsapevoli dell'appiattimento del gusto di cui Giovanni Boccia Artieri parla. In questi casi la lamentela mi sa tanto di ipocrisia.
O forse no!

Nei primi, io credo, ci sia consapevolezza dei mezzi che si utilizzano; negli altri no. I primi sono quelli che spuntano il form Privacy di Facebook; gli altri, invece, quelli che si lamentano quando una propria foto è finita sulla bacheca dell'amico antipatico dell'amico.

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