A. LA CARTA HA FINITO IL SUO CICLO
Giuseppe Granieri insiste su un punto in cui mi trova totalmente d'accordo: la sostenibilità economica.
PierLuca Santoro, ribatte su due aspetti: gli investimenti pubblicitari che aumentano almeno per la categoria dei brand del lusso e la fascia alla quale la carta continua ad interessare, quella dei top manager. Sulla realtà aumentata, per quanto si tratti di una soluzione carica di incredibile fascino, continuo a pensare sia un accanimento terapeutico.
Aggiungo una considerazione: per il ruolo sociale di crescita di un paese democratico (quale dovrebbe essere il nostro) che il giornalismo svolge (o, almeno, dovrebbe svolgere), sono convinto - e [me] lo dimostrerebbero, per il momento, anche i numeri - che la carta sia una strada da continuare a seguire con interesse solo nel caso in cui il bacino di utenza sia molto ristretto: il futuro social (oltre che, ovviamente, sociale) che immaginiamo per le testate nazionali e internazionali sul Web, è una tendenza, una dinamica da sempre in atto su carta per i piccoli centri (il commento non è un post su Facebook o un Tweet, ma una voce in una caffetteria, in un bar); in tal caso la crescita sociale è garantita. Aggiungerei anche che l'(ultra)località non sembra essere premiante online.
B. IL CICLO DEL DIGITALE STA APPENA INIZIANDO
Su questo punto mi sembra ci sia accordo.
Io porrei l'accento sulla questione design di cui parla PierLuca Santoro: ancora oggi, soprattutto per le testate più famose (Repubblica su tutte), i canoni di Jakob Nielsen sono praticamente una chimera. Confesso di non avere nessuna esperienza personale sulle applicazioni Smartphone e Tablet, ma sul Web si sfiora davvero il disastro. Da queste considerazioni credo provenga la soluzione del problema.
C. FATTORI INDUSTRIALI
Lo scenario dipinto da Giuseppe Granieri lascia poco spazio alle interpretazioni. L'unico spiraglio sta nell'informatizzazione delle Edicole sponsorizzata da PierLuca Santoro (e anche dal sottoscritto). Il print on demand credo sia una soluzione stimolante anche per lo stesso Lettore/Cittadino ma, anche qui, vale il discorso che si faceva al punto A.: tale soluzione la immagino valida e premiante soltanto a livello (ultra)locale con una declinazione del tipo: "del quotidiano - (ultra)locale mi stampo solo le notizie sulla mia città/provincia".
D. NUOVE SOLUZIONI PER NUOVI PROBLEMI
Oltre che radicale, come dice Giuseppe Granieri, trovo anche risibile la convinzione diffusa tra le Persone/Cittadini/Lettori che l'informazione online vuole essere gratuita.
Concordo con PierLuca Santoro quando parla della necessità di spiegare, non di mostrare.
Qui entra in gioco il percorso, in un ecosistema evidentemente da ristrutturare, che, a partire dai dati grezzi, dalle notizie nude (quelle si che, ormai, hanno ragione di essere gratuite!), arriva alla loro "significazione" e "contestualizzazione". E, c'è poco da fare, questo percorso, che ho sintetizzato nello schema WIKiD, non può prescindere da due agenti, quello tecnologico e quello umano, che hanno un costo che lo Stato dovrebbe in parte finanziare. Come? Investendo in infrastrutture e nella distribuzione dei contenuti di qualità secondo quanto previsto dal Modello Fotovoltaico. In un tale quadro, ed in questo credo di concordare con PierLuca Santoro, occorrerebbe rivedere anche le modalità con cui si distribuisce la pubblicità. La mia personale visione è quella di "una inserzione che faccia notizia"; per la declinazione (ovviamente etica) di tale visione la palla passa agli esperti.
E. LE SOLUZIONI
Come ho già tante volte detto, penso che la soluzione sarà la migliore declinazione del modello che mette al centro le Persone. Tale modello non dovrà guardare le Persone come un Target cui propinare un prodotto, ma come risorse di una Nazione che, per crescere, occorre siano anche opportunamente guidate secondo una visione dichiaratamente politica (volendo banalizzare si potrebbe dire che si contendono lo scettro il progresso e la propaganda): i giornalisti e i lettori, tutti Cittadini, protagonisti di un ecosistema e in un rapporto che dovrebbe ricompensare tutti (anche attraverso una logica di microguadagno di convidisione, contemplata dal Modello Fotovoltaico) anche da un punto di vista "meramente economico": il giornalista produce qualità e il lettore ne riconosce il valore.
Mi auguro che anche le mie considerazioni siano (state) di qualche aiuto.
Aggiornamento del 13 Giugno 2012
Mi era sfuggito questo pezzo di Luca De Biase, a proposito della formula magica per il giornalismo:
L’unica magia che si può sviluppare in questo settore è la creazione di comunità che trovano ispirazione nella relazione tra coloro che di volta in volta si trovano a svolgere il ruolo di pubblico e autori, con l’eventuale supporto abilitante di autori professionisti, designer, programmatori. Nel quadro di uno scopo civico, esplicito e condiviso.
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