lunedì 30 luglio 2012

Giochiamo a Nascondino!

Il Giornalismo fa un servizio pubblico essenziale per la democrazia ma questo compito cozza con la logica del profitto che guida le Imprese Editoriali. Quale, quindi, il modello di business migliore per conciliare le due missioni?
È questo il dilemma sul quale riflette Andie Tucher, Direttore della Columbia Journalism School, in un filmato proposto da Pier Luca Santoro.

Io sono convinto che una conciliazione è impossibile: o si accetta che il Giornalismo è un servizio pubblico (e quindi si rinuncia al profitto); oppure si persegue la strada del profitto abbandonando la missione sociale.

Certo, se poi ci si mette anche il Servizio Pubblico a trasmettere, come dice la Tucher, i cooking show ("fanno ascolti, ma non sono le basi su cui fondare la democrazia." Caspita, non ci avevo pensato!) siamo messi davvero molto male.

Sconcertante e scoraggiante il messaggio finale: "confidiamo nei nostri giovani.".
Ma dico: se si confida nei giovani della propria scuola, vuol dire che si è sicuri tanto dei metodi quanto dei contenuti del proprio insegnamento. E, quindi, qualche idea la si deve pure avere. Oppure, se non si ha idea di come poterne venir fuori, si sta implicitamente ammettendo che nella propria scuola non è che si stia cercando di ampliare gli orizzonti più di tanto. La speranza nei giovani, in tal caso, è vana.

Mi sarei sentito meglio se la Tucher avesse detto: "We are working on a new social business model! It will be developed and implemented by the new generation that is growing up in our School".

Mi piace pensare che sia così e che il Direttore abbia volutamente giocato a nascondino.


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