La sconcertante dichiarazione di Andie Tucher, Direttore della Columbia Journalism School, parte da un presupposto comunque condiviso: il Giornalismo ha una missione sociale e su di esso si basa la Democrazia di una Nazione. Strano poi, per una Direttrice di una Scuola di Giornalismo, non riuscire ad immaginare come conciliare tale missione sociale con la logica del business che le Imprese Editoriali hanno (devono avere?). Ma di questo s'è già parlato.
La soluzione, per me, come ho più volte detto, è il Modello Fotovoltaico che prevede un impulso (finanziamento) da parte dello Stato, tratta quella Editoriale come Impresa con Finalità Sociali (alla Yunus) e, di fatto, realizza nella pratica un Patto Strategico tra Chi scrive e Chi legge, tra Giornalista e Lettore, tra Persone.
Luca De Biase, proprio ieri, scriveva, riportando il pensiero di Clay Shirky, "che in fin dei conti il giornale ha bisogno di
ritrovare un senso tale da convincere qualcuno a pagare perché il
giornale continui a esistere. Valorizzando la relazione con quel
qualcuno nella forma di una sorta di membership.". De Biase spiegava poi quanto importante sia per un giornale avere/recuperare un'identità.
A chi, per mancanza di tempo, di curiosità o voglia, non avesse mai visitato il mio laboratorio, dico che il mio Modello declina nella pratica quanto Luca De Biase ha espresso nel suo migliaio di battute: c'è il Qualcuno che paga (i Cittadini) e c'è la membership, cioè il Patto Sociale. E c'è, credo, innovazione; in un ambito nel quale l'innovazione è urgentissima in Italia: la politica.
La Nuova (Carta di) Identità, con tutti questi ingredienti, sarebbe scontata.
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