Saremo dalla parte di chi fa "l'Italia 2.0". Così Luca Telese nel primo editoriale di Pubblico (qui il nostro Giornalaio di fiducia ha presentato il nuovo quotidiano); un editoriale fatto di parole interessanti e di spunti per una riflessione che mi piace condividere con voi.
"In questo giornale - continua Luca Telese - troverete tanta cultura e tanti spettacoli, perchè per ricostruire bisogna concimare le idee e sapere cosa leggere. [...]
[...] perchè ai giovani della rete bisogna far conoscere la carta, e alla generazione analogica spiegare che diavolo è internet.
Questo giornale è Pubblico in tutto tranne che nei finanziamenti perchè vogliamo farcela con le nostre gambe, senza regalie."
Mi piace tanto la logica della contaminazione reciproca del mondo digitale e del mondo analogico, del mondo offline e di quello che vive online, del raggio corto e del raggio lungo, della possibilità di rinsaldare dei rapporti intorno ad una notizia di carta e di avere l'opportunità di crearne di nuovi sfruttandone una fatta di bit. Certo, la sfida è davvero difficile, ma al tempo stesso carica di fascino.
Io, però, da chi si candida ad essere "il centro studi dell'Italia che cambia", mi sarei aspettato un approccio diverso sulla questione relativa al finanziamento: credo che il cambiamento dell'ecosistema informativo non sia (solo) nelle manovre dei fieri ammutinati del finanziamento pubblico, ma (anche) nelle azioni di chi ne propone nuove forme.
Senza un buon finanziamento pubblico per l'Editoria è il futuro stesso del Paese ad essere in pericolo e non posso credere che l'alternativa sia il rinunciarvi totalmente (come farebbe chi non ha la possibilità di investire?) o il diventare schiavi della pubblicità. Io credo esista almeno una terza via.
Buon lavoro, intanto, a Pubblico.
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