Livia Iacolare, Contributing editor and resident geek (!?) di Pubblico, la neonata testata giornalistica diretta da Luca Telese, non ha nascosto nessun commento sull'iniziativa partita oggi, Pupù, l'inserto domenicale per i bimbi. Poteva essere un post completamente autocelebrativo, ma non lo è stato; e la presenza di pareri discordati suscita curiosità, interesse e assegna al lettore l'onere di decidere: domenica prossima lo prendo oppure no?
Suscitano curiosità e interesse anche prime pagine come quella del 20 Settembre (Questa è una famiglia).
Un percorso scomodo, forse, quello scelto da Pubblico, ma che - fortunatamente - sembra discostarsi dal sentiero tracciato negli anni da tante altre testate giornalistiche, della carta stampata e non. Retorica dell'apocalisse e Sapere nostalgico: così Pascale e Rastello, autori del saggio "Democrazia: cosa può fare lo scrittore?", chiamerebbero quest'agile sentiero.
Io penso sia ormai un obbligo provare a fare di testate come Pubblico il nuovo mainstream. È inutile fare appello a Repubblica e Corriere; tempo perso immaginare Giorgino che apre il TG1 con due Papà e tre figli (due gemelle). Facciamo davvero che i tempi sono cambiati e facciamo che "il centro studi dell'Italia che cambia" (così Telese nel suo primo editoriale definisce la testata da lui diretta) abbia di che scrivere, materia su cui ragionare, storie nuove da raccontare.
Finchè non mi tradisce, io, un giornalismo così, lo pago.
Finchè non tradisce, io, ad un giornalismo così, darei la mia fetta di finanziamento pubblico (almeno per come lo intendo io) .
Io, però, un giornalismo così, non sono ancora riuscito a capire il motivo per cui, il finanziamento pubblico, lo rifiuta (insisto solo perché il Direttore mi ha promesso una spiegazione!).
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