sabato 10 novembre 2012

la Strana Storia del Recruiting Online #ilsabatodimdplab #45

Negli ultimi tempi sono aumentati gli articoli sul recruiting online. Qualche giorno fa Marco Brambilla e Gianluca Diegoli ci hanno fatto una puntata di 91esimominuto chiacchierando con Silvia Zanella (marketing in Adecco e non solo).
Se ci si volesse abbandonare al tecnoentusiasmo, si dovrebbe sostenere che sono passati i tempi in cui si inumidivano francobolli per inviare CV cartacei, che il futuro è questo, che ormai bisogna essere social, che, dei social, LinkedIn diventerà il numero uno e che, proprio con LinkedIn, si può trovare "il lavoro dei tuoi sogni".

Ma come si fa ad escludere a priori che anche questo settore non stia diventando l'ennesima conquista di pascoli vergini?
Cos'è che mi fa fare questa riflessione?
Freelancer.com (via), questa la risposta. Come si legge dal "Chi Siamo", Freelancer.com pare sia il più grande mercato di outsourcing e crowdsourcing del mondo per piccole imprese con centinaia di migliaia di clienti soddisfatti provenienti da tutto il mondo. Si tratta di una piazza immensa in cui si incontrano domanda e offerta di lavoro: non si tratta di assunzione - spiega Nicodemo Angì su i-dome - ma di “incontri” destinati a concludere un progetto. Il progetto Freelancer prevede una sorta di asta alla quale partecipare per svolgere un progetto pubblicato da un'azienda, con quest'ultima che fissa le attività richieste e il tipo e l'entità del compenso.

Vi consiglio di dare uno sguardo perchè il fenomeno è davvero interessante. Un meccanismo che, però, mi sembra esaltare il messaggio "Guadagnate!" del mezzo, della piattaforma Internet. Perchè stavolta il messaggio viene recepito e praticato da entrambe le parti in causa: chi chiede e chi offre: chi chiede sa di poter strappare un prezzo basso per acquistare il lavoro di cui necessita in virtù del meccanismo dell'asta; chi offre - qui a mio avviso parte lesa - si trova a dover accettare un compenso più basso, a cedere in qualche modo al ricatto della crisi che viviamo, "perchè tanto se non lo faccio io lo fa qualcun altro". Altro che equo compenso!
[Potrebbero in effetti esserci anche dei casi in cui ci si offre pur non avendo affatto delle competenze, ma questa - per quanto sia un importante e deleterio risvolto del fenomeno - è un'altra storia.]
In questo particolare mercato del lavoro (quello di Freelancer.com almeno), c'è davvero pochissimo spazio per le conversazioni e siamo tanto lontani dal paesaggio, a mio avviso romantico, che disegnavano quelli del Cluetrain Manifesto.

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