Eccolo allora il ruolo fondamentale dei giornalisti e delle grandi imprese editoriali, che gli entusiasti dell'open source hanno condannato alla scomparsa prima del tempo. Partendo da un fatto, che scorre nudo su internet, il bravo giornalista, il sito affidabile, il giornale lo organizza restituendo al lettore un paesaggio complessivo di comprensione e di riferimento. Crea quindi un vero e proprio sistema informativo che offre al cittadino-lettore la possibilità di farsi una mappa della vicenda, che lo porterà attraverso la lettura ad un autonomo e compiuto giudizio finale.
Questo passaggio è lo scarto tra conoscere e sapere, tra essere informati ed essere consapevoli, tra essere popolo bue e cittadini.
Ho estratto le parole che mi sembrano più interessanti tra quelle pronunciate da De Benedetti nel suo intervento dal titolo "Editori e giornalisti tenuto al XXVI Congresso nazionale della Stampa Italiana di Bergamo.
Detto che il riferimento, da me ampiamente condiviso, alla costruzione di senso [per colmare il gap tra conoscere e sapere] cui deve contribuire il giornalista intorno al fatto, mi viene un dubbio, che poi è una domanda.
Il paesaggio complessivo, il sistema informativo cui De Benedetti fa riferimento, non vi suggerisce l'idea di un'applicazione piuttosto che quella di un prodotto? Non vi sembra che si stia parlando più di un servizio di orientamento [browser] che - mi ripeto - di un prodotto [la notizia in sè]?
Un browser che dovrebbe lasciare che il lettore si muova in un contesto comunque limitato o, se vediamo la cosa da un altro punto di vista, in uno spazio architettato per una permanenza in esso più lunga possibile.
Ammetto che l'ipotesi di un "contesto limitato" mi turba un pò soprattutto se penso a quanto sia chiusa la versione online di Repubblica a link verso sorgenti esterne. Ma è probabile io abbia frainteso...
Forse, però, l'ambizione [e la soluzione] di De Benedetti è più semplicemente quella di fornire un contenuto articolato che svisceri il fatto, la notizia con un approfondimento degno di essere pagato. Niente di nuovo, purchè finalmente ci si attrezzi!
2 commenti:
De Benedetti, dall'alto della sua precedente posizione di Boss dell'Olivetti, ha condannato se stesso alla scomparsa anche come Boss editoriale.
Nessuno, dei suoi strateghi olivettiani di riferimento, ha "saputo" dirgli quale fosse veramente il significato di "sistema aperto" ... e comunque lui non poteva arrivare a "conoscere" quel significato solo grazie al "know how" di qualche suo top manager.
L'errore [inevitabile] di una strategia aziendale chiamata "OSA" [Open System Architecture] potrebbe ancora giovare a chi ha OSAto, come estrema ratio, solo inducendo una mentalità [o "mindest"] incline a riconoscere l'importanza strategica di "creare conoscenza facilitando il compito di individuare, analizzare e recuperare gli errori".
Che una tale mentalità possa svilupparsi con l'aiuto del settore editoriale [mi] è difficile crederlo.
I limiti di un contesto di ricerca di conoscenza dovrebbero essere [soggettivamente] decisi a livello individuale, nell'ambito di un processo / esperienza partecipativo/a .. che riesco solo ad immaginare con riferimento a esperienze pregresse.
Il browser/applicazione? Ogni individuo è un browser/applicazione!
Errata: mindest >> mindset
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