- I beni comuni sono l'insieme dei principi, delle istituzioni, delle risorse, dei mezzi e delle pratiche che permettono ad un gruppo di individui di costiuire una comunità umana capace di assicurare il diritto ad una vita degna a tutti (Unimondo)
- I beni comuni sono una serie di beni e servizi materiali e immateriali che rispondono a bisogni individuali vitali e che posseggono due caratteristiche: essenzialità e insosituibilità (Petrella)
- I beni comuni possono essere classificati su tre liste: beni e servizi comuni naturali tangibili, esauribili; beni e servizi comuni immateriali, cognitivi, illimitati; beni e servizi pubblici, naturali e artificiali, come le infrastrutture fisiche o digitali, la conoscenza, il welfare, Internet (Ricoveri)
- I beni comuni sono, nell'ambito delle comunità virtuali che praticano la sfera digitale, tutti quegli elementi materiali e immateriali, naturali e sociali che ognuno di noi può condividere e che nessuno può possedere in esclusiva se non a discapito della loro stessa funzionalità, utilità e potenza (Officina delle idee Rete@Sinistra)
Ho trovato queste definizioni di Bene Comune nel capitolo introduttivo della rassegna "La società dei beni comuni" curata da Paolo Cacciari.
Forse perchè raggruppa le precedenti, o forse perchè è quella che più si avvicina al mio pensiero (e che, quindi, maggiormente si presta all'enunciazione del teorema che vorrei proporvi), ma credo che questa sia la definizione più azzeccata:
Il bene comune è il progetto di società che ci si da' in un determinato paese ed i beni comuni sono gli strumenti strategici che ne consentono e realizzano l'attuazione.
Utilizzando quest'ultima definizione come ipotesi di partenza, l'enunciato del teorema è:
TEOREMA: la Conoscenza è un Bene Comune.
La dimostrazione, a mio parere, è dettata da un altro paio di ipotesi. La prima: la conoscenza è un passo fondamentale del percorso della Società verso la Saggezza/Benessere; la seconda: lo Stato, il Pubblico (la Società, quindi), deve farsi promotore ed abilitatore di tale percorso attraverso la fornitura delle opportune tecnologie (qui intese in senso lato).
Se è vero (o almeno dovrebbe esserlo) che ciascun progetto - di qualsiasi natura esso sia - di una Società mira al Benessere della Società stessa e che la Società ha necessità di dotarsi di strumenti per poterlo mettere in pratica, la Conoscenza non può che essere un bene comune se ad essa si riconosce (ecco l'ultima ipotesi) il ruolo di Strumento Strategico [i.e. se non si passa attraverso la Conoscenza, non si arriva alla Saggezza/Benessere].
Non sono sicuro di avervi convinto; sono sicuro, però, di avervi fornito una serie di elementi che dovrebbero permettervi - anche con una certa facilità - di confutare il teorema.
Come per ogni Bene Comune, se il Teorema è valido, anche per la Conoscenza dovrebbe quindi valere il principio che nega la riduzione dei beni Comuni ad una merce da scambiare sul Mercato facendone una categoria ecologica-qualitativa e non economico-quantitativa e affermandone la valenza autenticamente relazionale fatta di rapporti fra individui, comunità, contesti e ambiente (si veda il contributo di Ugo Mattei - La nozione del comune nel saggio segnalato di Cacciari).
Il riferimento all'economia relazionale è evidente in questa rassegna tanto quanto lo era nel saggio di Bellucci e Cini sull'Economia della Conoscenza quando citavano Jacques Attali che, nella sua Breve Storia del futuro, dice (ho riassunto il passo e lo riporto perchè ritengo completi il ragionamento): "Istituzioni, mondiali e continentali, organizzeranno la vita collettiva grazie alle nuove tecnologie. Porranno limiti all'artefatto commerciale e favoriranno la gratuità, la responsabilità, l'accesso al sapere. Si svilupperà una nuova economia, detta 'relazionale', producendo servizi senza cercare di trarre profitti, in concorrenza con il mercato".
Una trasformazione di paradigma, quindi, che non può non passare attraverso un approccio diverso anche da un punto di vista educativo perchè, come dice Mattei (ed in conclusione io):
L'investimento necessario per creare domanda di Beni Comuni si chiama Cultura Critica.
Una conclusione che, se il Teorema e la sua dimostrazione fossero veri, si riscriverebbe più o meno così:
L'investimento necessario per creare domanda di Conoscenza si chiama Cultura Critica.
[Ed un tale investimento non può che essere che a carico dello Stato].
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