E' stato un bene parlare per primo (presentato e anche "intervistato" da uno spumeggiante Ciccio Rigoli); a freddo penso di poter dire di avere introdotto [quasi] tutti gli argomenti che sarebbero poi stati affrontati in un dibattito che a tratti mi ha davvero appassionato. Nella sostanza, ragionando a freddo, penso che la mia presentazione abbia dato un paio di spunti di novità:
- una schematizzazione con il Modello WIKiD - Mi sono volutamente esposto al rischio di annoiare la platea per portare fuori dai miei soliti confini argomenti che rappresentano [per me] un utilissimo strumento di lavoro e [per gli altri, almeno me lo auguro!] una chiave di lettura del ragionamento;
- la raccomandazione di seguire le Persone (nel caso specifico gli Utenti dei servizi Bibliotecari) in un percorso verso la Conoscenza che, in assenza di guida, rischia [con l'abbondanza dell'offerta digitale] di far deragliare ogni ambizione di crescita economica e - soprattutto - sociale.
Foto di mattiaq
Qualche appunto dagli altri interventi.
1. E' un bene o un male inserire dei link in uscita in un eBook? Margherita Caramatti (alla fine della presentazione di Finzioni Magazine, una rivista "che parla di libri e letteratura" con "approccio leggero a contenuti pesanti") mi ha risposto "ni". No perchè distraggono il lettore; Si se qualificano il contenuto. L'idea che mi sono fatto è che, come sempre, basta usare il buon senso: a mio parere se il link serve va messo; tutto il resto è nella maturità del Lettore.
2. Qual è un possibile modello di business per il Giornalismo Online? Nell'intervento di Massimo Colasurdo (in attesa delle slide dell'eBookCamp, qui trovate la presentazione sullo stesso argomento che Massimo ha fatto al KnowCamp) ho ritrovato una vecchia risposta: il Modello è il Freemium. Di nuovo c'è che sono riuscito ad ordinare le idee: contenuti liberi quelli di Journalism, le news; contenuti a pagamento quelli di Long-Journalism, gli approfondimenti. The Guardian è un esempio da seguire; KindleSingles è invece il distributore di Amazon.
3. Come si potrebbe applicare il modello di Imprenditoria Sociale all'Industria dell'eBook? [quella a me così tanto cara nell'ambito del Giornalismo]. A questa domanda, che mi ha accompagnato nel viaggio verso Loreto, ho trovato una possibile risposta nel WorkShop della seconda parte del pomeriggio: il SelfPublishing. Dov'è la caratteristica sociale, etica nel Self Publishing? 1. La libertà di scrivere senza alcun tipo di condizionamento (quello dell'Editore); 2. Il riconoscimento totale all'autore del proprio lavoro e non l'elemosina che, da quello che Sergio Covelli ci ha raccontato, gli Editori ("cartacei e non") riservano agli Autori.
Un aspetto molto interessante del Self Publishing è stato poi rimarcato da Mauro Sandrini: esso permette di realizzare quello che anche i Lettori cercano: oltre la lettura, infatti, anche il contatto diretto con l'Autore in una dinamica che, non necessariamente legata ai volumi di vendita, "produce cultura".
Di Narcissus, la piattaforma di Self Publishing di Simplicissimus, ci ha infine parlato Stafano Tura. Nei progetti futuri mi hanno particolarmente interessato quello del coaching (una figura professionale di assistenza alla pubblicazione) e quello del "Recensore" (le recensioni accompagnerebbero il libro come metadato qualificante dell'Opera): evidentemente due soluzioni che mettono al centro, oltre che l'Autore, anche i Lettori in un link diretto che Narcissus si candida a consolidare in una piattaforma ospitante "la Community dell'Autore". Una declinazione, questa, del Customer Care da me auspicato.
Come vedete spunti di riflessione molto interessanti e nuove volti (e non solo) nella mia personale rete di contatti. Anche per ossigenare un pò la mente.
Commenti e integrazioni sono i benvenuti!
Aggiornamento del 13 Novembre 2011
Riporto qui un paio di post che fanno una sintesi delle due giornate di lavori:
ebookcamp 2011: com’è andata?
Ebookcamp 2011. Come è andata e alcune considerazioni (personali)
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