La messa in liquidazione coatta de il Manifesto arriva, come dice il direttore Norma Rangeri, dopo un calvario iniziato nel 2008 con l'assottigliamento dei finanziamenti pubblici. Quella del sacrificio di comprare copie del cartaceo e sottoscrizioni è una richiesta fatta ai lettori [in]fedeli non solo come gesto di amore verso il giornale, ma anche come prova politica per tutti. La mia sarà pure un'analisi superficiale ma dire che si chiude sostanzialmente perchè non ci sono più finanziamenti mi suona tanto come ammissione di colpevolezza. Il finanziamento statale, a mio parere, è fondamentale ma mi chiedo, con dispiacere, cosa ne sarebbe de il Manifesto nel Modello che immagino.
Tutte buone le proposte e le considerazioni di Pier Luca Santoro (ma quanto è stato fatto? La "consulenza" di Pier Luca è vecchia di ben due anni) ma, ormai, sempre di più, come dice Luca De Biase, il giornale non è la sua carta. Nella sua analisi, Luca Conti è abbastanza tranchant: Perchè non passare ad un giornale più fresco e snello soltanto online? Non esistono elementi per supportare una simile tesi - dice Pier Luca - oltretutto la redditività e la pluralità online sono decisamente più concentrate. Lo scenario è sicuramente questo ma, è evidente, occorre innovare un modello, predisporre le basi di un nuovo paradigma in cui tutti, nessuno escluso, deve assumersi una responsabilità. Anche noi come cittadini/lettori; soprattutto noi che di questo Sistema Paese siamo "la maggioranza".
Quel Sistema Paese di cui Stefano Epifani denuncia la fragilità nelle sue considerazioni su Volunia, il motore di ricerca presentato ad inizio settimana all'Universtità di Padova: Non serve oggi a Marchiori il buonismo di quanti con indulgenza lodano l'idea, serve invece il monito di quanti hanno il dovere di avvisarlo, di quanti devono spingerlo a non bruciarla con una realizzazione incosistente o inadeguata. Da questo lato del mondo, quello di chi si parla quotidianamente sulle Piattaforme Sociali del Web, purtroppo, sono arrivate tantissime critiche: ci va giù duro Luca Conti sull'aspetto funzionale, tiragraffi si sofferma su questioni di packaging, abbastanza emblematico lo smarrimento di Massimo Mantellini. Aspettiamo di provarlo tutti insieme. Per l'idea che mi sono potuto fare, ho dei dubbi sul carattere innovativo di Volunia; ad esempio non sono troppo in disaccordo con quanto si dice oltreoceano sulla caratteristica Social Search del motore nostrano: Right now, Facebook and Twitter are social search, because they are where people interact. That doesn’t look much like traditional web search - certainly not the sort of search engine that Marchiori has spent his life building - but it’s hard to tell whether Volunia is a step forward or a move back.
Un tentativo molto forte di rottura è quello di Claudia Vago: tigella ha chiamato a raccolta i suoi follower per un finanziamento "dal basso" del suo progetto: seguire e raccontare OccupyChicago direttamente dagli Stati Uniti, da Chicago (qui ho spiegato le ragioni della mia adesione). Mi chiedo: con chi dovremmo prendercela se tale progetto dovesse fallire? E quanto, invece, Claudia, dovrebbe prendersela con se stessa?
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