mercoledì 31 ottobre 2012

Finanziamento Pubblico per l'Editoria: un Manifesto

Quello della concentrazione nelle mani di pochi proprietari del settore editoriale italiano è un problema sviscerato da Michele Polo (Notizie S.p.A. e L'Informazione che non c'è) e visto, ovviamente a ragione, come il responsabile del mancato pluralismo dell'informazione in Italia. La mancanza di pluralismo mortifica il ruolo di motore di crescita che il giornalismo deve avere e anche quello che ognuno di noi, dentro la società, deve avere come Cittadino (includendo nella "categoria" tanto chi scrive, quanto chi legge).

E' di qualche giorno fa un vero e proprio Manifesto dell'Editoria Bene Comune. A scriverlo (il nome Manifesto è venuto a me!), a sostegno del finanziamento pubblico all'Editoria, è stato Carlo Gubitosa (via). Gubitosa attacca considerando proprio l'aspetto del pluralismo per poi argomentare sull'inopportunità di applicare il concetto della "mano invisibile" ad un settore che, in quanto Bene Comune, deve sfuggire alla logica del mercato. Proprio come lontano da tale logica deve essere un Bene altrettanto Comune (in Italia riconosciuto come tale da una consultazione referendaria) come l'Acqua.


Ci sono un paio di passi che mi piace riprendere. Il primo: i  criteri di sostegno alle iniziative editoriali devono essere stabiliti dai cittadini con meccanismi aperti e trasparenti, e non dai partiti con meccanismi clientelari. Il secondo, che rientra nella proposta tecnica definita "opzione fiscale": Chi pensa che si debbano azzerare i finanziamenti all’editoria lo farà per la sua quota parte segnalando le sue intenzioni nella propria dichiarazione dei redditi, chi invece pensa che si debba finanziare una determinata testata indicherà in un apposito spazio della dichiarazione dei redditi il codice fiscale dell’associazione, dell’azienda o dell’organizzazione che realizza una determinata iniziativa editoriale ritenuta degna di sostegno.

"Nè dei partiti, nè dei padroni: la cultura, l’informazione e l’editoria devono essere controllate dai cittadini, finalizzati al bene comune e non al profitto o al tornaconto politico, governate da principi di apertura e non di selezione naturale tra le aziende più forti." questa la conclusione del Manifesto.

Sono da diverso tempo sponsor della Conoscenza Bene Comune e Quotidiani Online Bene Comune; sono inoltre "promotore" di un meccanismo (o Modello, che ho chiamato Fotovoltaico) sul finanziamento all'Editoria che ponga al centro i Cittadini. Le parole di questo "Manifesto" sono, quindi, autentica musica per le mie orecchie.

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