domenica 12 dicembre 2010
(iper)locale. Selezione del target!
Qualche settimana fa, parlando del giornalismo iperlocale esprimevo delle perplessità. Quanto grande deve essere il bacino di utenza per la distribuzione di un contenuto perchè la si possa ritenere iperlocale? Dal mio punto di vista il bacino deve essere molto ristretto: almeno in termini geografici.
Dopo qualche lettura [Galassia Internet di Castells appena completato] e qualche giorno in più, aggiungo un tassello: quale deve essere il target? Ponendo la questione in termini forse più chiari: quale deve essere l’obiettivo di un distributore di contenuti su base iperlocale su Web per giustificare [i.e. sostenere] i costi della distribuzione stessa? In altre parole: che tipo di contenuto deve essere distribuito e a chi?
Pasteris a Roma, a propisito dei Modelli di Business del giornalismo, parlava di servizi al contorno. Da questo parto per dire che, probabilmente, sono proprio quei servizi al contorno che una piattaforma iperlocale dovrebbe erogare ad un target composto dai cittadini residenti e dai turisti. Servizi [che a questo punto non sarebbero più da etichettare come al contorno] e solo quelli!
Nel primo caso mi riferisco a comunicazioni istituzionali, consultazione documenti, statistiche etc; nel secondo caso mi riferisco alla promozione turistica del territorio prima, durante [piattaforme anche mobili] e dopo la permanenza del turista. A questi sommerei il servizio Bibliotecario così come Michele Rosco lo descriveva nel suo “Il marketing dell’informazione e della conoscenza” più volte citato in questo blog [recupero delle tradizioni per la popolazione e crescita della competitività delle Aziende su mercati locali e non].
Tali banali [e opinabilissimi] passaggi logici portano alla definizione dell’unica persona giuridica che dovrebbe farsi carico della distribuzione di tali contenuti/servizi: l’Amministrazione Comunale [a tal proposito c'è chi si sta spendendo tantissimo sull'argomento con ampie visioni e prospettive].
Lasciamo ai quotidiani cartacei locali il compito di fare notizia [ovviamente locale] e alla Piazza la piattaforma di discussione.
Riserviamo, invece, al Web l’erogazione dei servizi e lasciamo che diventi finalmente la tecnologia abilitante una crescita sociale ed economica locale.
Un dubbio [che rimette in discussione le conclusioni di questi miei appunti]: quanto esteso [numericamente] dovrebbe essere un target per rientrare in modo apprezzabile dai costi sostenuti per un ipotetico servizio di giornalismo iperlocale su Web atto soltanto a "soddisfare la curiosità" di residenti lontano dal proprio Comune [emigrati, lavoratori all’estero, studenti fuori sede e quant'altro...]?
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