martedì 29 marzo 2011

Social Networking e Differenze tra Ceti


Dallo studio di Yahoo Research, Who Says What to Whom on Twitter [via], sintetizzato da Vincenzo Cosenza e Roberto Favini, risulta che l'attenzione rispetto agli argomenti e alle informazioni circolanti suTwitter sia un fenomeno sostanzialmente omofilo (ci si ascolta praticamente soltanto "tra pari"); emerge anche che circa il 50% delle informazioni provenienti dai media arrivano agli utenti attraverso uno strato diffuso di opinion leader. Un altro dato, tra i tantissimi altri, molto interessante è che le informazioni che hanno maggior vita sono quelle generate dai blogger e che hanno, come soggetto, principalmente musica e video.

Riassumendo: tra pari ci si parla moltissimo e le contaminazioni di ceto sono rare. Tuttavia, tramite degli intermediari di rango, gli argomenti che arrivano di più e che resistono di più al tempo, sono i contenuti musicali e video generati maggiormente da blogger.

Sarebbero diversi gli spunti di riflessione sui risultati di questa ricerca. Ve ne propongo qualcuno.

1. Omofilia. A quanto pare la contaminazione tra appartenenti a diversi ceti sociali è rara su Twitter (a conferma che le differenze tra l'online e l'offline sono molto meno nette di quanto si possa ritenere). Non è scontato si otterrebbero simili risultati ricercando in altri Network diversi con conversazioni aventi dinamiche diverse da quelle che hanno luogo in Twitter; tuttavia, esponendomi - per l'avvertenza appena data - al rischio di generalizzare, mi viene da dire: se è così difficile che si parlino due diversi ceti sociali online, come si può sperare che riescano a comunicare la casta online e quella offline? Come si può, cioè, pretendere di mettere in comunicazione gruppi residenti su piattaforme diverse se è già diffile che si parlino gruppi abitanti la stessa piattaforma? Per chi, come me, auspica l'azione di ambasciatori dell'online che portino le nostre istanze fuori dal mondo che abitiamo non è un bel messaggio!

2. Le Imprese. Come si può pensare, in un simile scenario (mi espongo ancora al rischio di sbagliare generalizzando), di mettere in contatto le Imprese con le Persone? Ce lo ha già spiegato molto bene Mafe nel suo libro (vediamo ora cosa ci dirà Marco Massarotto nel suo Social Network); con questo studio di Yahoo Research se ne può sintetizzare il senso in cinque parole: annullando la differenza di ceto. Stabilendo, cioè, contatti tra Persone e Persone e non tra Persone e Impresa (una prima azione: profilo personale e non aziendale soprattutto per le piccole imprese) [anche per cercare di riprodurre il più possibile quello che continua ad accadere maggiormente offline].


3. Le News. Lo studio dimostra che ci sono molti collegamenti tra i Media e il ceto dei Blogger con una fitta comunicazione reciproca in termini sia di tweet sia di re-tweet. Lo studio, come detto, rivela anche che i tweet dei Bloggers sono molto persistenti. I numeri, in buona sostanza, tenderebbero a dimostrare quanto efficace potrebbe essere percorrere la strada social per le notizie [multimediali] online e quanto opportuno sarebbe almeno sperimentare un modello che tenda a premiare ogni diffusore della notizia. Un premio riconosciuto sia ai Media che l'hanno generata (pagamento della notizia) sia ai Blogger (microguadagno per la condivisione), cioè sia alla Testata Giornalistica sia al Lettore nell'ambito di un ecosistema quanto più largo possibile visto come luogo di un processo che ne uscirebbe, così, incredibilmente dinamicizzato: la generazione di senso.

Commenti? Altri spunti?

Nota: ho utilizzato le definizioni di casta e ceto del libro di Alessandro Cavalli, Incontro con la Sociologia, secondo cui la Casta è un gruppo sociale al quale si appartiene in linea di principio esclusivamente per nascita; il Ceto, invece, è un raggruppamento di individui che hanno in comune un criterio di appartenenza socio-professionale.

4 commenti:

Roberto ha detto...

Grazie per la citazione, Marco ;-)
Tu hai usato il termine "casta" per riferirti agli utenti di fascia alta, mentre io ho usato "peones" per riferirmi alla fascia bassa, ma il concetto è quello.
Come ha twittato @ezekiel, Twitter è più un news network che un social network.

La mia sensazione è che ci siano due Twitter a seconda che l'analisi condotta sia statica oppure dinamica. Dalla prima risultano grafici sociali molto allargati e più eterogenei che non - per esempio - su FB, utile per lurkare o ricercare contenuti. Dall'analisi dinamica invece risultano interazioni tra soggetti molto simili.

Sul punto n. 3 con me sfondi una porta aperta: c'è da capire però se i contenuti dei media possono essere gli stessi dei blogger.

Marco Dal Pozzo ha detto...

Roberto, per casta ho inteso un modo di classificare le "fasce sociali" presenti su Twitter!

Sul punto 3 non farei tanto differenza tra contenuto dei media e contenuto dei blogger quanto, piuttosto, una differenza [che poi, dal punto di vista dell'ecosistema, i.e. guardando le cose dall'alto, nemmeno dovrebbe esistere] tra chi origina il contenuto e chi poi, commentandolo, lo cita.

Se dovessi quindi rispondere al tuo dubbio direi: non ha importanza!

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