Ho acquistato ieri in un mercatino sei numeri della rivista Sapere, un quindicinale di divulgazione che la Ulrico Hoepli Editore di Milano pubblicava in pieno regime fascista.
Vi propongno la scansione di qualche pagina del numero 3 per farvi notare poi qualche curiosità:
- il costo della rivista era di 2 lire;
- la tiratura del primo fascicolo era stata di 102760 copie "oltre gli scarti" come li definì a suo tempo il notaio incaricato del controllo, tal Antonio Russo Ajello. Il secondo fascicolo venne ristampato in una seconda edizione;
- veniva richiesto di inviare fotografie da pubblicare in copertina; la ricompensa era di 100 lire;
- l'articolo "A che punto è la televisione"; nell'ultima parte si dice: "sembra ormai segnata la fine dell'apparecchio radiofonico il quale, non v'è dubbio, fra una decina d'anni al massimo sarà definitivamente scomparso, perchè sostituito dal radiofonovisore [...]";
- nella pagina di attualità, incastonata nell'articolo dedicato all'economia, un "pensiero" del Duce: "Coloro che lavorano avranno il primo posto perchè la Nazione di domani sarà la Nazione dei produttori e non dei parassiti";
- nell'ultima pagina il tassativo divieto della riproduzione degli articoli e delle illustrazioni "quando non se ne citi la fonte" (una bella Creative Commons).
Quattro brevissime note:
- gli articoli mi sembrano davvero ben fatti con un linguaggio molto curato nella forma;
- la propaganda nell'articolo di economia è esplicita (del resto, a quei tempi, esisteva il Ministero della Stampa e della Propaganda); niente a che vedere con l'essere subdolo dei messaggi mainstream attuali;
- il diritto d'autore: immagine, se pubblicata in compertina, viene ricompensata con cinquanta volte il prezzo di un numero ;
- le riflessioni sulla televisione: allora, se ho ben capito, si riteneva che la funzione della radio sarebbe stata integrata nell'apparecchio televisivo. Ecco la ragione per cui se ne prevedeva la fine. Sappiamo tutti come sono andate le cose!
A voi, se volete,le altre considerazioni.
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