domenica 1 agosto 2010

World Wide We [Grazie Mafe!]

Apro questo post innanzi tutto con un “Grazie!” a Mafe. A Mafe anche un “Scusami!” perchè, tra i tanti personaggi che a fine Giugno erano da PierLuca, quasi mi sono sentito un ladro. Davvero poca cosa, infatti, una stretta di mano per ringraziare di un regalo simile, il suo libro World Wide We. Alla fine, però, superato il senso di colpa, ho iniziato a leggerlo. E poi anche finito!

E’ stato come preparare un esame all’Università. Alla fine, ogni pagina ha la sua sottolineatura, la sua nota, il suo post-it. Ed ogni volta che ho ripreso la lettura [durata un mesetto tra impegni di lavoro e primi cazzeggi e sonnellini estivi] ogni sottolineatura, ogni nota ed ogni post-it mi hanno aiutato a riprendere il filo. E ad ogni ripresa mi sono scoperto a rimandare a mente quanto avevo letto per essere poi sicuro di comprendere ciò che mi apprestavo a leggere.

E’ stato un piacere! Mi sono lasciato trasportare dalla passione per la materia e sono rimasto affascinato dai numerosissimi link e riferimenti; ciascuno in grado di aprire un mondo. Con questo libro ho arricchito il mio background, sistematizzato informazioni, fissato conoscenze e acquisito metodo.

Ciò che mi ha fatto leggere con ancora più passione ed interesse questo manuale è il riferimento ad un paio di temi a me molto cari e sui quali in questo blog ho insistito parecchio: il Capitale Sociale e la Comunicazione [Interna/Esterna].

La crescita umana che si ricava dalle relazioni in rete è innegabile. Se a tale crescita si associa anche la comunicazione di un Prodotto o un Servizio in grado di rendere migliore la vita di chi appartiene ad una Community, si raggiunge l’obiettivo di un Marketing Etico; anzi, semplicemente del Marketing. La comunicazione, resa bidirezionale e personalizzata da tecnologie Web-based sempre più evolute [odio il termine Web 2.0, è una marketta e niente di più!], diventa quindi una discussione, uno scambio, una relazione; tutti fiori germogliati da un seme [Mafe lo definisce Social Object], che uno spirito etico e [lasciatemi dire] da educatore inquadra [o almeno dovrebbe] in un Concept Narrativo che appassiona e coinvolge: Capitale Sociale che cresce, insomma!


Il punto cruciale è il metodo di semina che solo un buon contadino può avere [o, forse meglio, che un buon contadino deve avere]. Fuori dalla metafora, cioè, il punto cruciale è la Comunicazione [in primis Interna] e l’appartenenza ad una Community: se si sa ben comunicare internamente si saprà comunicare sul Web; se al di qua della presenza online dell’Azienda c’è una Community [i.e. un Gruppo di Lavoro] che funziona, funzionerà anche la Community a cui si sarà appartenuto [o che si sarà creata] online. Un tuttuno [tra al di qua e al di là della presenza online - MCC direbbe tra il dentro e il fuori] che rafforza ancora di più una mia convinzione: il distinguo che si fa tra reale e virtuale è del tutto fuori luogo. La connessione che si crea in una Community online [a prescidere dal medium su cui la Community si basa] è fatta realmente tra persone; se tali connessioni non ci fossero, se l’amicizia su Facebook o il following su Twitter o l’iscrizione su FriendFeed non esistessero, non sarebbero nemmeno reali.


Uno spunto interessante, poi, considerando i tanti post dedicati in questo mio spazio all’argomento, è il parallelismo proposto da Mafe tra il metodo da utilizzare per captare/creare Community e il metodo per il posizionamento sui Motori di Ricerca. Per questi ultimi, su mdplab, ho sempre sostenuto il buon senso: nessun particolare stratagemma nello scrivere per il Web, nessun artificio, mai troppi calcoli sulla keyword density e bla bla bla... Mafe propone lo stesso concetto per il Social Network: basta parlare del Social Object, basta inquadrarlo in un ragionevole e coinvolgente Concept Narrativo. Così anche chi non è mai comparso online potrà essere raggiunto. A tal proposito, la stessa Mafe risponde con la findability [pagina 118] ad un dubbio di cui ho spesso discusso: come fanno le piccole imprese a imporre la propria presenza online? Per usare termini ricorrenti nel libro/manuale: come fare quando il proprio Social Object non può essere il marchio [perchè ancora non conosciuto]? La risposta, per l’appunto, è: usare buon senso, raccontare la propria storia senza nessuna forzatura. E sarà più facile essere trovati!


Concludo queste mie riflessioni [per le quali sono, come sempre, graditi i commenti] consigliando di leggere il Capitolo 9, La progettazione della Socialità: il tema di come si sono evolute le pratiche sul Web non costituisce soltanto una base per il metodo di lavoro ma, ancora prima, un background culturale che [anche per la chiarezza con cui è presentato] dovrebbe essere in grado di aprire gli occhi anche a chi è più scettico.

Buona lettura e grazie a Mafe!

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