domenica 16 dicembre 2012

Al Qaeda! Al Qaeda!, i Mostri in TV e il Percorso verso la Conoscenza

Immaginiamo di dover iniziare un percorso verso la conoscenza. La prima tappa è il dato, una notizia, il racconto di una storia. Poi, attraverso la discussione, la conversazione, la contestualizzazione dei fatti, si migliora la natura dell'elemento-notizia, lo si qualifica; così, ciò che era informazione, diventa conoscenza.

Immaginiamo ora cosa succederebbe quando l'informazione non corrispondesse a verità, se il protagonista del racconto venisse diffamato: viene costruito uno scenario falso e, complici i canali informativi mainstream, il pubblico si ritrova, vittima non consapevole, immerso in un abisso, l'anti-conoscenza.




Il DocuFilm di Giuseppe Scutellà, Al Qaeda! Al Qaeda! - Come fabbricare il mostro in TV (qui la pagina facebook con gli appuntamenti per le proiezioni pubbliche, e non solo), tratto dal libro Primo, non diffamare di Luca Bauccio, racconta come, in televisione, il mezzo usato dalla (quasi) totalità dei cittadini italiani (via), siano stati costruiti dei casi inesistenti fatti di accuse, a volte paradossali e ridicole, a personaggi che poi hanno saputo sempre dimostrare la loro innocenza. Un lavoro che, oltre che fare luce su casi anche drammatici (il che sarebbe opera già abbondantemente meritoria), credo sia utile anche per mettere in guardia ogni Cittadino per renderlo uno spettatore dell'informazione più consapevole e critico.
Questa la ragione per cui, dal mio piccolo, ne raccomando l'acquisto e massima divulgazione e conversazione.

Nel trailer, che di seguito pubblico, parlano i (diffamati) protagonisti: Youssef Nada, banchiere e politico egiziano finanziatore del terrorismo musulmano e di Al Qaeda; Hamza Piccardo, tra i fondatori dell'UCOII, pericoloso ispiratore di azioni terroristiche; Angela Lano, giornalista, negatrice dell'olocausto e amica di terroristi; Vito Carlo Moccia, capo di una psicosetta; Rassmea Salah, presidente di seggio col volto coperto; Usama El Santawy, capo di una cellula italiana di Al Qaeda; Beppino Englaro, omicida.




Il tema, quindi, è quello della diffamazione, del deleterio impatto sull'informazione e, c'è da dirlo, di come tante volte diventi parte di strategie comunicative, [in questi casi evidentemente] nemiche della conoscenza. Non è, quindi, soltanto il diffamato ad essere vittima della diffamazione.
Perchè, quindi, smussare le posizioni sul caso Alexander San Lusti? (ho usato il nome inventato da un altro protagonista del DocuFilm, Alì Darwish, romano di origine egiziana, autore di filmati davvero molto istruttivi distribuiti sul suo canale YouTube - Guardate i primi due minuti del video che pubblico di seguito, inseriti anche nel DocuFilm)




Certo, le riflessioni da fare sono ampie e molto delicate. Mario Tedeschini Lalli, un mese fa, poneva la questione della depenalizzazione della diffamazione. Sul caso specifico di Sallusti, almeno un paio di cose: (1) quanto è ampio il margine tra diffamazione e opinione? La discriminante, come lo stesso Tedeschini Lalli dice, sta nella consapevolezza che si ha nell'attribuzione dei fatti (io, però, continuerei a dire che il perimetro in cui ci si muove dovrebbe rimanere penale); (2) Sallusti è stato condannato in base ad una legge del nostro ordinamento e intervenire in corso d'opera significa reiterare una pratica così tanto criticata fino ad un anno fa (e sappiamo per cosa e per chi).

Al Qaeda! Al Qaeda!, comunque: impariamo come si fabbricano i mostri in TV e come ci viene negato il percorso verso la conoscenza.

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